Grazie Liliana, da parte di tutti noi di Left, e auguri di buon compleanno! Da quasi un anno Liliana Segre vive sotto scorta per le minacce che ha ricevuto a causa del suo impegno in difesa della Costituzione e contro i seminatori di odio e i razzisti che avvelenano il dibattito politico e imperversano per i media e i social

Lo scioccante omicidio di Colleferro, la brutalità dell’esecuzione a pugni e calci di Willy Monteiro Duarte. La vigliaccheria dei presunti assassini, in quattro contro uno, che stando alle ricostruzioni non si sono fermati nemmeno quando lui era a terra inerme. La fuga dei picchiatori, l’inutile soccorso dell’ambulanza. La morte di un ragazzo di 21 anni. E il giorno dopo fiumi d’inchiostro sui giornali, cascate di vuota retorica sul disagio giovanile e poi, immancabili, fiumi di parole sui social. Parole di disprezzo per i quattro, ma anche di odio nei confronti della vittima. “Non esistono neri italiani”, c’è chi lo pensa e lo dice veramente. E anche questa è stata la “colpa” di Willy, oltre ad aver avuto l’ardire di difendere, lui di origini capoverdiane, un amico dalla furia di quattro bianchi “italianissimi”. «Come godo che avete tolto di mezzo quello scimpanzé. Siete degli eroi» ha scritto sulla sua bacheca Facebook M. G. da Latina, che ostenta sul suo avatar il logo di Fratelli d’Italia. Contro tutto questo, contro persone come M. G., si batte pubblicamente la senatrice a vita Liliana Segre sin dalla sua prima seduta a Palazzo Madama, dopo la nomina avvenuta il 19 gennaio 2018 da parte del presidente Mattarella «per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale». Una battaglia e un impegno che si sono materializzati nella Commissione straordinaria contro odio, razzismo e antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, da lei proposta e approvata in Senato il 30 ottobre 2019.

Composta da 25 membri, la commissione speciale dovrebbe «osservare, vigilare, studiare e proporre iniziative atte a contrastare eventi e manifestazioni di razzismo, antisemitismo, intolleranza, istigazione all’odio e alla violenza nei confronti di persone o gruppi sociali sulla base dell’etnia, la religione, la provenienza, l’orientamento sessuale, l’identità di genere o di altre particolari condizioni fisiche o psichiche».
Usiamo il condizionale perché purtroppo, pur essendo stata istituita, dopo quasi un anno ancora non è entrata in funzione. Tra i nodi da sciogliere c’è anche quello della presidenza della commissione che è stata ovviamente proposta alla senatrice Segre. Tuttavia, sebbene ancora non si sia espressamente pronunciata, sembrerebbe che il suo orientamento sia quello di non assumerne la guida. Più volte Liliana Segre nelle sue interviste (anche su Left) ha sottolineato l’assenza di una normativa ad hoc contro l’hate speech a fronte di una capillare diffusione attraverso vari mezzi di comunicazione e in particolare sul web di «fenomeni di odio, intolleranza, razzismo, antisemitismo e neofascismo, che pervadono la scena pubblica accompagnandosi con atti e manifestazioni di esplicito odio e persecuzione contro singoli e intere comunità» (come si legge nella mozione approvata in Senato).

Sopravvissuta, come è noto, all’orrore di Auschwitz, Segre ha vissuto sulla propria pelle anche tutte queste cose in tempi recenti, essendo stata oggetto di ripetute minacce, intimidazioni e offese a causa del suo impegno civile, al punto che dal 7 novembre 2019 vive sotto scorta. E sotto scorta il 10 settembre ha festeggiato i suoi 90 anni. Anche questo accade oggi in Italia ma non tutta l’Italia è così. Il 20 agosto scorso, per esempio, le è stato conferito il Premio Giffoni 50 nell’ambito del festival del cinema per ragazzi. E non è un caso. Innumerevoli sono stati in quasi tre anni gli incontri a cui ha partecipato per portare nelle scuole e non solo la sua testimonianza sulla Shoah e riannodare insieme agli studenti i fili della storia e della memoria. Abbiamo assistito di persona al Senato a quello organizzato da Liliana Segre ed Elena Cattaneo, anch’essa senatrice a vita, con gli studenti dell’Istituto Vittorio Emanuele III di Palermo accompagnati dall’insegnante Rosa Maria Dall’Aria. Ricordate? Era la primavera del 2019 e Dall’Aria fu sospesa dal ministero per – a dire di zelanti ispettori – non aver vigilato su un video dei suoi ragazzi, in cui un fotogramma accostava le leggi razziali fasciste ai decreti sicurezza e immigrazione di Salvini. Le due senatrici a vita fecero riferimento alla Costituzione parlando di «ferita democratica inferta da una articolazione dello Stato deputata all’ordine pubblico che entra in una scuola per interessarsi di un lavoro didattico frutto della libera elaborazione di alcuni studenti nell’ambito delle attività per il Giorno della memoria». La Costituzione, è bene ricordarlo anche in vista dell’appuntamento referendario, «non può essere aggirata o superata facilmente»: Liliana Segre lo ha sempre ribadito con fermezza e coraggio.
Un coraggio, e un’umanità, che evidentemente conquistano facilmente il “cuore” dei ragazzi che la tempestano di domande non appena ne hanno l’occasione e che, di contro, provoca reazioni scomposte, violente e d’odio nei suoi confronti da parte di chi questo coraggio non l’ha mai avuto e l’umanità (e quella curiosità tipica dei giovani) l’ha persa da tempo.
«La scorta a Liliana Segre…

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Post scriptum: il signor M.G. di Latina è stato segnalato da migliaia di utenti all’account Facebook della Polizia postale e al momento di andare in stampa il suo account risulta disattivato

L’articolo prosegue su Left dell’11-17 settembre

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SOMMARIO

Scrivevo già per Avvenimenti ma sono diventato giornalista nel momento in cui è nato Left e da allora non l'ho mai mollato. Ho avuto anche la fortuna di pubblicare articoli e inchieste su altri periodici tra cui "MicroMega", "Critica liberale", "Sette", il settimanale uruguaiano "Brecha" e "Latinoamerica", la rivista di Gianni Minà. Nel web sono stato condirettore di Cronache Laiche e firmo un blog su MicroMega. Ad oggi ho pubblicato tre libri con L'Asino d'oro edizioni: Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L'Italia, la Chiesa e i desaparecidos (2015); e uno con Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera: Giustizia divina (2018).