Trenta anni fa le forze egemoniche neoliberiste capirono che non avrebbero mai ottenuto consensi maggioritari proponendo un esplicito smantellamento dello Stato sociale. Si avviò quindi una lenta consunzione della democrazia e il taglio dei parlamentari non è che uno degli step di questo processo

La posta in gioco nel referendum costituzionale del 20-21 settembre prossimo, in sé, è poca cosa. Ed anche opinabile. Ma il referendum sarebbe potuto essere l’occasione per accendere finalmente i riflettori sul tema vero che sta all’origine del piccolo passo costituito dalla riduzione dei parlamentari. Ed è il tema del lunghissimo processo di consunzione della nostra democrazia. Invece il dibattito si è concentrato sul – tutto sommato – modesto sintomo, il taglio numerico prodotto dalla riforma costituzionale, sorvolando sulla malattia ingravescente che da decenni nessuno cura. Esiste un parallelismo non casuale con il processo, anch’esso in atto da decenni, di deperimento dei sistemi di welfare state. È stata definita “strategia dell’anoressia” e consiste nel condurre il welfare alla consunzione mantenendolo però in vita (cfr. Paolo Borioni, “La lezione del coronavirus: più welfare e più pubblico” su strisciarossa.it).

Da molto tempo le forze egemoniche neo-liberiste hanno capito che conveniva loro evitare di proporre frontalmente lo smantellamento dello Stato sociale, perché una posizione così netta non avrebbe mai ottenuto consensi maggioritari nei popoli europei. Così hanno agito molto più astutamente, affamando il welfare, riducendone i caratteri universalistici, orientandolo verso i “meritevoli” in un’ottica di precarizzazione complessiva della società.

Inoltre, la strategia dell’anoressia ha prodotto necessariamente lo scadimento della qualità dei servizi pubblici, dalla sanità, alla scuola, ai trasporti, inducendo l’opinione pubblica ad…

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L’autore: Luciano Belli Paci è avvocato civilista del Foro di Milano e fa parte del Circolo Rosselli

L’articolo prosegue su Left del 18-24 settembre

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