Sono trascorsi pochi giorni dal 150esimo anniversario della Breccia di Porta Pia, una data fondamentale per i diritti e le libertà dei cittadini del nostro Paese. Il 20 settembre 1870 segnò la fine dello Stato della Chiesa, della dottrina cattolica reale: uno Stato in cui il potere era esercitato ricorrendo alla pena di morte, rinchiudendo nel ghetto gli ebrei, contrastando i diritti umani in nome della fede. Ancora oggi quella che un tempo si chiamava Santa Inquisizione, ora Congregazione per la dottrina della fede (Cdf), ce la mette tutta per negare diritti e contrastare l’autodeterminazione delle persone.
Mi riferisco alla lettera Samaritanus bonus, approvata dal “rivoluzionario” papa Bergoglio, nella quale la Congregazione sembra vivere in un mondo a parte. Un mondo in cui parole e concetti crudeli vengono fatti passare per insegnamenti morali. Eutanasia e suicidio assistito, nel mondo basato invece su valori esclusivamente umani, sono considerati in maniera sempre più diffusa e consapevole diritti da riconoscere, atti compassionevoli, traguardi di libertà per evitare che altri decidano al posto nostro in quali condizioni di sofferenza terminare l’esistenza che appartiene a ciascuno di noi. Al contrario nel mondo di Bergoglio e della Congregazione per la dottrina della fede sono crimini, perché «si decide al posto di Dio il momento della morte», perché «ledono grandemente l’onore del Creatore» e perché oscurano «la percezione della sacralità della vita umana».
Basterebbe rispondere che in uno Stato che non è più quello del papa-re queste considerazioni non interessano né devono interferire in alcun modo con chi a Dio non crede, o con chi non si cura dell’interpretazione arbitraria della presunta volontà divina autocertificata da papa Bergoglio e dalle sue controllate. Ma a ben vedere la lettera della Congregazione non parla a…
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L’autore: Roberto Grendene è segretario della Uaar-Unione degli atei e degli agnostici razionalisti
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