Le politiche dei governi europei nei confronti dell’umanità errante producono un’autodistruzione dell’Unione europea, anche morale, non solo amministrativa. Lo scrive il filosofo Étienne Balibar nella dichiarazione congiunta sul salvataggio in mare di Agora Europe che qui pubblichiamo

Ai partecipanti dell’assemblea: “L’acqua è una frontiera?” organizzato da Agora Europe e dal Comune di Hendaye

Sono profondamente lieto di avere l’opportunità di condividere con voi questo intervento, per mezzo di Caterina Di Fazio, in occasione della vostra iniziativa, alla quale auguro ogni successo, e che sia portatore di speranza e di risoluzione.

Naturalmente, sarebbe stato ancora meglio, più piacevole, più evocativo di ciò che ci unisce, poter fare fisicamente il viaggio ed essere con voi qui, di fronte al mare. Viviamo in tempi strani, dove il movimento degli esseri umani, più vitale che mai, è soggetto a divieti e ostacoli di ogni tipo. Alcuni sono giustificati, altri sono più aberranti che mai, sia dal punto di vista delle libertà che degli interessi comuni. Ragione in più per insistere sulla riflessione e sull’azione.

L’acqua dei fiumi, dei laghi, dei mari e degli oceani è la condizione stessa della nostra vita. A volte ce ne dimentichiamo, e le dure realtà ecologiche stanno cominciando a ricordarcelo. Dovremmo vedere anche qui una frontiera? Perché no, a patto che questa nozione venga strappata alle istituzioni e all’immaginazione dell’ostacolo, del proibito, del rifiuto, della selezione degli esseri umani secondo la loro nazionalità o razza, della fortificazione o della trappola, per raggiungere il suo altro significato: quello del viaggio, dell’incontro, della cooperazione, della traduzione. Come frontiera in movimento, aperta all’avventura e alla condivisione delle risorse, il mare può essere un ambiente di vita. Come spazio di sparizione, di naufragi provocati, di barriera contro la speranza di un rifugio, diventa uno dei volti terribili della morte di massa. Questo è l’inevitabile dilemma che il mondo di oggi si trova ad affrontare.

Qualche anno fa, quando la Aquarius è stata bloccata dall’azione congiunta dei governi europei (inclusi quelli italiano e francese), questa nave di salvataggio in mare la cui missione è ancora oggi portata avanti dalla Mare Jonio e dall’Aita Mari qui rappresentate, ho parlato pubblicamente di pratiche di genocidio. Esagerazione, mi è stato detto! Ma come dovremmo chiamare l’insieme delle…

 

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L’autore: Étienne Balibar è un filosofo francese, professore emerito presso l’Università di Paris-X (Nanterre) 

L’articolo prosegue su Left del 9-15 ottobre 2020

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