Gramsci e le donne di Noemi Ghetti è una narrazione straordinaria, scorre come un romanzo. Ma poi bisogna tornare a leggere, perché il pensiero è denso, importante. È importante per noi, donne e uomini, che ancora oggi cerchiamo una dimensione di vita e di pensiero di sinistra, che – ci dice Noemi leggendo Gramsci – può essere solo una dimensione di trasformazione profonda, e deve essere insieme personale e sociale.
Il pensiero va subito a quel marzo 1917, come ce lo fa vivere Ghetti in questo libro edito da Donzelli. Prossimità e distanza. Torino e Pietrogrado. Il teatro Carignano e l’insurrezione femminile contro il governo zarista.
È una delle dimensioni del libro. Un primo piano e un più ampio scenario storico e politico sullo sfondo. In primo piano il rapporto di Gramsci con le donne: le compagne di lotta a Torino, poi quelle, come lui, ai vertici del movimento comunista internazionale; ma anche le mille compagne della militanza, quelle con cui conversa in cucina, piantando lì i compagni mariti, e le tante che incontra nelle conferenze delle donne comuniste, da lui fortemente volute.
Sullo sfondo, i grandi momenti di rifiuto collettivo delle donne, vividamente dipinti: dopo l’8 marzo 1917 a Pietrogrado, l’agosto a Torino, l’insurrezione delle operaie che dà inizio allo sciopero generale, e poi, tra le altre, quella splendida immagine del congresso panrusso delle operaie e contadine del novembre 1918 a Mosca, «ove si attendevano 300 delegate, e a sorpresa ne arrivarono 1147 in rappresentanza di un milione di lavoratrici … molte con figli al seguito da alloggiare e sfamare, in tempo di gelo e di grande carestia con i pochi mezzi messi a disposizione dal partito». Questo libro non poteva che essere scritto da una donna. Solo una donna, credo, poteva intuire e proporci come, in quel marzo del ’17 a Torino, il pensiero di Gramsci sulle donne, nitidamente espresso nella recensione alla rappresentazione di Casa di bambola, fosse maturato nel rapporto con una donna. La capacità di Gramsci di vivere, nel rapporto con le donne, una trasformazione interiore che diventa pensiero nuovo. Ne fa un cenno lo stesso Gramsci in una lettera a Giulia del 29 marzo 1924: «Il tuo amore mi ha rafforzato, ha veramente fatto di me un uomo, o per lo meno, mi ha fatto capire cosa sia un uomo e l’avere una personalità. Il mio amore per te non so se abbia avuto conseguenze simili in te: credo di sì, perché ho sentito vivacemente anche in te, come in me, questa potenza creatrice».
Una capacità di trasformazione interiore che Lenin non…
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