Rimasta ai margini della vita politica fino alle elezioni politiche del 2012, Alba dorata è entrata nel Parlamento di Atene nel pieno della crisi economica e delle ondate migratorie dalla Siria verso la Grecia. A parte la presenza nel Palazzo sono molti i punti di contatto con Forza nuova, CasaPound e altri movimenti di estrema destra europei

Alba dorata non è un partito politico ma un’organizzazione criminale. Questa la sentenza pronunciata il 7 ottobre scorso dalla Corte d’Appello di Atene nei confronti di ben 68 esponenti   dell’organizzazione, praticamente l’intero gruppo dirigente, giunta al termine di un lunghissimo processo durato cinque anni e mezzo. Alla sbarra erano finiti Nikos Michaloliakos, fondatore e leader del gruppo, accusato insieme ad altri 17 dirigenti (tra loro nove ex parlamentari) di essere il mandante dell’assassinio del rapper antifascista Pavlov Fyssas, 34 anni, ucciso il 18 settembre 2013 in un quartiere del Pireo da Yorgos Roupakias, un attivista dell’organizzazione reo confesso, nonché di altri due tentati omicidi sempre al Pireo: contro alcuni pescatori egiziani e un gruppo di attacchini comunisti. Il resto dei 68 imputati doveva rispondere delle responsabilità materiali di queste e di altre aggressioni a migranti, sindacalisti e antifascisti, a partire dal 2012.

Quando è stata letta la sentenza un gigantesco boato di approvazione si è levato dalle oltre 15mila persone che si erano radunate davanti all’edificio, convocate da partiti, movimenti di sinistra e gruppi antifascisti. Un esito tutt’altro che scontato con il pubblico ministero praticamente allineato sulle posizioni della difesa a sostenere l’innocenza del capo del partito, dei membri del Consiglio nazionale e del vecchio gruppo parlamentare. L’unico da condannare, secondo la procuratrice della Repubblica, era l’assassino Roupakias. Ora secondo il sistema penale greco l’ammontare delle pene verrà comunicato in seguito. Il killer di Pavlov Fyssas rischia l’ergastolo, mentre per Michaloliakos e gli altri dirigenti le pene dovrebbero oscillare tra i 5 e i 15 anni.

La parabola di Alba dorata
Alba dorata, Chrisì Avgì in greco moderno, era stata fondata attorno alla metà degli anni Ottanta da Nikos Michaloliakos, 62 anni, nostalgico del regime dei colonnelli (da giovanissimo aveva militato nel Movimento 4 agosto di Konstantinos Plevris) oltre che convinto negazionista dell’Olocausto, allontanato dall’esercito greco per possesso illegale di armi da fuoco. Ufficialmente come partito politico Alba dorata verrà però registrata solo nel 1993. Il suo simbolo, apparentemente un innocente meandro su sfondo rosso, richiama in realtà una svastica. Non a caso. «È un partito nazista, che ha assunto in…

L’articolo prosegue su Left del 16-22 ottobre 2020

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