La ricerca costante di consenso personale da parte di alcuni governatori ha avuto la priorità su una gestione efficace e coordinata della pandemia. Ed ora, nonostante il disastro che stiamo vivendo, tornano a spingere sull’autonomia differenziata

Hanno creato il caos, come avevamo previsto. La cosiddetta autonomia differenziata dissolve la Repubblica. Sintomi gravi. Posso citare la gustosa bizzarria del presidente provinciale di Bolzano Kompatscher che, il 29 ottobre, si diceva convinto di doversi allineare per il lockdown soft con Germania ed Austria. Su posizioni opposte, Travaglio propone l’abolizione delle Regioni; l’abolizione, cioè, dell’articolo 5 della Costituzione. Sintomi di un caos crescente, per l’appunto. La Costituzione va rispettata. L’articolo 5 recita: «la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali…».

La pandemia è una cartina al tornasole. Ha evidenziato che le pulsioni secessioniste contraddicono l’equilibrio democratico dell’articolo 5, attaccando frontalmente la Repubblica e lo Stato sociale fondato sui diritti universali alla sanità pubblica, al lavoro, ai saperi, all’ambiente. I presidenti di Regione si azzuffano intorno alla collocazione cromatica del loro territorio, utilizzando la pessima riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 per esercitare pulsioni demagogiche. Le Regioni diventano califfati, in lotta per interessi e consensi personali. Stanno diventando sempre più baracconi burocratici che tolgono l’ossigeno alle autonomie comunali e alla democrazia di prossimità, le quali sono fondamentali per collegare le pratiche di mutualismo, solidarietà, conflitti sociali, di fronte ad una diseguaglianza sociale che quotidianamente cresce.

Sul piano anche istituzionale, infatti, l’autonomia differenziata rende pratica permanente la concertazione tra esecutivi, liddove le responsabilità di direzione sembrano non esistere più, svaniscono nella nebulosa confusa di comitati, cabine di regia, commissariamenti. Mentre il presidente del Consiglio abbonda nel varo di atti amministrativi, di Dpcm, nei quali manca ogni ispirazione progettuale. In più, peraltro, delegittimano, in un sol colpo, Parlamento, presidente della Repubblica, Corte Costituzionale. La drammaticità della seconda fase del contagio e la crescente crisi sociale consiglierebbero profonde revisioni degli errori fatti. E invece si va avanti a fari spenti contro il muro. È incredibile la proposta del governo, incalzato da Fontana, Zaia, Bonaccini, ecc., di portare, entro dicembre, l’autonomia differenziata all’approvazione in Parlamento in un collegato alla legge di bilancio. Sappiamo, tra l’altro, che la legge di bilancio, da anni, viene approvata con l’apposizione del voto di fiducia. Rischiamo di giungere al paradosso che la…