Come migliaia di altri utenti della Biblioteca nazionale centrale di Roma (Bncr) ho ricevuto una giuliva e-mail che annuncia l’acquisizione dell’archivio e della biblioteca personale di Pino Rauti, messi ora a disposizione del pubblico nella più importante Biblioteca italiana diretta dal dottor Andrea De Pasquale.
L’e-mail spiega che la solenne inaugurazione con Conferenza di presentazione presso l’Auditorium, prevista per il 19 novembre («proprio nel giorno che sarebbe stato il novantaquattresimo compleanno» di Rauti), non ha purtroppo avuto luogo a causa del Covid.
Ma il direttore della Bncr non ci fa mancare l’auto-lode per avere «riordinato, inventariato, catalogato e reso quindi disponibile alla fruizione pubblica un bagaglio di documenti e libri tanto ricco e interessante» che «accresce … il patrimonio conservato e valorizzato dalla Biblioteca, utile per gli studi sulla letteratura, ma anche sulla Storia, la politica, la cultura e la società italiane del Novecento», dato che Pino Rauti è definito nella e-mail: «Uno dei personaggi chiave della Storia della Destra in Italia: organizzatore, pensatore, studioso, giornalista, deputato dal 1972 al 1992. Tanto attivo e creativo, quanto riflessivo e critico».
Segue un brano in cui lo stesso Rauti (scomparso nel 2012), parlando di sé in terza persona – come Giulio Cesare – aveva auspicato l’evento, definendo il proprio archivio «una fonte di informazione politica di prim’ordine e anche un valido punto di riferimento di natura culturale. Anzitutto per la storia della destra in Italia, dal primo dopoguerra in poi, anche prima della nascita di quello che fu poi il Movimento sociale italiano e che nacque come, appunto, Rauti testimoniò in prima persona diventando uno dei più noti esponenti giovanili – anche e soprattutto dall’ingresso in politica di migliaia di giovani reduci dalla Repubblica sociale italiana (Rsi). Una “andata” che all’inizio oscillò fra il clandestinismo dei Fasci di azione rivoluzionaria (Far), le avventurose presenze giornalistiche … e le prime prove di presenza politica all’interno del sistema partitico».
Non poteva mancare, nella mail della Bncr, una compiaciuta dichiarazione della figlia del de cuius, l’onorevole Isabella Rauti: «Sarà un pensatoio utile a molti e la narrazione di un personaggio poliedrico e anche il racconto della destra italiana».
L’incredibile iniziativa si commenta da sola: la maggiore Biblioteca della Repubblica ricorda ed onora un esponente di punta del neo-fascismo, gli dedica il lavoro dei suoi bibliotecari e lo spazio dei suoi locali, propone insomma l’opera di Rauti allo studio e all’imitazione dei posteri, come «una fonte di informazione politica di prim’ordine e anche un valido punto di riferimento di natura culturale» (sic!). Viene anche da chiedersi se il personale della Biblioteca diretta dal dottor De Pasquale non avesse lavori più urgenti e più utili a cui dedicarsi, viste le condizioni penose in cui versa quella biblioteca, il ritardo delle schedature, l’indisponibilità delle nuove accessioni, l’inaccessibilità di fondi preziosi etc.
Le dimissioni immediate del Direttore della Bncr, o la sua rimozione da parte del ministro Franceschini responsabile politico del settore, sono il minimo che la decenza impone. Ricordiamo quando Franceschini volle mettere (con visite altamente simboliche) l’intero suo impegno politico sotto l’egida dell’antifascismo: ebbene, egli è oggi chiamato a coerenti comportamenti antifascisti.
Propongo altresì che il dottor Andrea De Pasquale, nel tempo del suo lavoro bibliotecario reso libero dopo le sue dimissioni da direttore, si dedichi a organizzare anche le seguenti dieci linee di conservazione e ricerca di libri e documenti: (a) la partecipazione dei “repubblichini” ai crimini e alle stragi nel ’43-’45 in Italia; (b) le azioni clandestine dei Fasci di azione rivoluzionaria; (c) l’antisemitismo, il razzismo e le radici ideologiche del neo-fascismo; (d) il Convegno al Parco dei principi e la “strategia della tensione” in Italia; (e) i legami fra il terrorismo neo-fascista e i servizi segreti italiani e stranieri; (f) i “collaboratori del nucleo guerra psicologica del Sid”; (g) chi era il “signor P” nella strage di piazza Fontana e nelle altre stragi?; (h) Ordine nuovo, dalla fondazione ad opera di Pino Rauti fino al suo scioglimento in quanto organizzazione terroristica neo-fascista; (i) il terrorismo “diffuso” neo-fascista negli anni 60 e 70, censimento delle vittime e delle sentenze; (l) il terrorismo, la P2 e le coperture dei servizi deviati.
Siccome è probabile che su alcuni di questi argomenti si verifichino deplorevoli vuoti o mancanze nell’archivio di Rauti, consiglierei al direttore di integrarlo con ulteriori accessioni, magari attingendo al casellario Giudiziario, all’Archivio del Tribunale e agli atti delle Commissioni parlamentari sulle stragi.
Quello che questa brutta storia insegna è che il neo-fascismo, nelle sue varie forme, è stato non meno orrendo del fascismo del ’19-’45. Il cosiddetto neo-fascismo ha significato una catena ininterrotta di attacchi contro la democrazia e la stessa civiltà: bombe, aggressioni, provocazioni, razzismo, azioni squadriste, costante opposizione a qualsiasi conquista di libertà, attentati alla Costituzione e tentativi di golpe, fino alle stragi, compiute sempre su comando e sotto la copertura dei servizi, italiani e stranieri. Eppure, come l’incresciosa vicenda della Bncr dimostra, non solo tutto ciò è rimasto sostanzialmente impunito ma neppure è stato fatto ancora oggetto di una unanime ripulsa intellettuale e morale.