Dal 1999 il leader curdo “padre” del confederalismo democratico ha diritto all’asilo politico in Italia. Ma da allora è imprigionato in un carcere di massima sicurezza turco. E mai nessun governo ha avviato la procedura per far rispettare ad Ankara quanto stabilito dal Tribunale di Roma

Quando Öcalan giunse a Roma ci insegnò in che cosa consistesse la sua splendida proposta universale del confederalismo democratico. Non un disegno secessionista, di frantumazione di popoli, come veniva presentato dalla stampa dominante per l’influenza turca, ma un progetto di superiore unità di popoli. Fondata sull’autodeterminazione, sull’utopia della democrazia quotidiana, permanente, perenne, sul pluralismo di genere, di culture, di etnie. Ci apparve più come un richiamo all’“autogoverno dei produttori” della Comune di Parigi che il richiamo ad un nazionalismo populista.

Öcalan a Roma ci spiegava, con calma e determinazione, che i volti, gli sguardi, le vite delle curde e dei curdi reclamavano visibilità ed il riconoscimento storico di un processo di rivoluzione e di liberazione. Disegnando una cooperazione internazionale che non fosse schiava di sistemi mercantili, di geopolitica, di egemonismi militari. Ma l’Unione europea ed il governo italiano non vollero comprendere la grandezza e la generosità storica del messaggio di Öcalan. Fu tradito. Fu consegnato dall’Europa vigliacca nelle mani dei suoi carcerieri. Prevalse la logica degli affari. La Confindustria italiana fece pressione sul pavido governo italiano affinché si liberasse della presenza di Öcalan; temeva per i suoi affari con la Turchia. Prevalsero gli equilibri militari della Nato. Prevalse l’egemonismo del governo israeliano come struttura di comando dell’intera area mediorientale e mediterranea. Ora vogliamo, rilanciando la campagna per la libertà di Öcalan, riaprire il tema anche sul piano giuridico e giurisdizionale. Il primo ottobre del 1999, infatti, la seconda sessione civile del Tribunale di Roma ha dichiarato il diritto di Öcalan all’asilo politico ai sensi dell’articolo 10, terzo comma, della Costituzione italiana. Il governo italiano, con atto grave, si oppose alla richiesta di Öcalan. Nel procedimento, non a caso, era intervenuta anche la Turchia che, come il governo italiano, contestava la fondatezza della domanda di asilo. Il provvedimento giudiziale del 1999 puntualmente descriveva la negazione, per i Curdi, dei diritti fondamentali e delle libertà, che caratterizzava lo stato di assoluta discriminazione di un intero popolo, rappresentato, per l’appunto, da Öcalan. L’articolo 10 della Costituzione stabilisce che…

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Gli autori: Giovanni Russo Spena è un accademico e costituzionalista, già senatore Prc per due legislature. L’avvocato Arturo Salerni è uno dei difensori di Öcalan in Italia, legale della Ong Open arms e presidente della Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild) 


L’articolo prosegue su Left del 4-10 dicembre 2020

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