Il tasso di recidiva tra i detenuti è il triplo rispetto a quello di chi accede a misure alternative, spiega Luigi Manconi e aggiunge: «Questo è solo uno dei sintomi più evidenti del fallimento di un sistema che vuole garantire la sicurezza sociale attraverso la detenzione dietro le sbarre»

Luigi Manconi, intellettuale e politico, fondatore e presidente della onlus A buon diritto, è un interlocutore obbligato quando si parla di emergenza carceraria. Promotore di importanti battaglie di civiltà, è da sempre uno strenuo difensore dei diritti dei detenuti e in un momento in cui la pandemia da Covid-19 ne aggrava ulteriormente le condizioni un libro come il suo Abolire il carcere è quantomai attuale e prezioso.

Firmato per Chiarelettere insieme a Stefano Anastasia, Valentina Calderone e Federica Resta, questo libro, davvero illuminato e dal carattere fortemente pratico, ci fa capire perché il carcere vada abolito: è un totale fallimento sotto tutti i profili e non si tratta di buonismo, sono i numeri a dirlo. Il carcere è “un lungo e minuzioso processo di spoliazione”, fortemente lesivo di ogni diritto e della dignità delle persone, e in più è fallimentare anche sotto il profilo più pratico perché aumenta il tasso generale di criminalità. Il carcere annienta l’essere umano e non protegge i cittadini, deve quindi perdere la sua centralità.

In questo momento Abolire il carcere si ripropone come un faro da seguire per sfatare il mito secondo cui ricorrere alla pena detentiva sia una cosa inevitabile.

Questo libro potrebbe essere stato scritto oggi per la sua attualità ma in realtà è stato pubblicato nel 2015. Com’è stato accolto e che reazioni ci sono state nel tempo?
È stato accolto molto seriamente dalla comunità scientifica e dai giuristi perché ha un impianto di natura normativa. Il libro indaga la struttura del carcere dal punto di vista della sua ragion d’essere e degli effetti negativi che ha sull’amministrazione della giustizia e sull’esecuzione della pena. Per il resto è stato accolto come un manifesto utopico da respingere perché considerato come scarsamente correlato alla realtà. In verità è qualcosa di estremamente realistico, molto ragionevole e soprattutto concretamente realizzabile.

Il vostro lavoro è particolare perché è molto pratico, si percepisce la concretezza di quanto viene scritto. Voi autori ci avete spiegato, numeri alla mano, perché il carcere è fallimentare: non garantisce sicurezza, non serve al suo scopo.
È così, noi partiamo dalla constatazione che il carcere si è rivelato uno strumento totalmente inutile sia rispetto a…


L’intervista prosegue su Left dell’18-24 dicembre 2020

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO