«L’Unione europea non comprende le specificità dei Paesi balcanici e cerca di integrarli in modo sbagliato» avverte Violeta Tomic, artista e parlamentare slovena eletta per Levica. «Siamo governati da un’istituzione senz’anima: interessata solo al profitto non si preoccupa del patrimonio culturale»

Violeta Tomic andrebbe definita come una donna senza confini. Nata in Bosnia, a Sarajevo ma cresciuta in Slovenia, nota in tutto il Paese come attrice teatrale, cinematografica e televisiva, capace di passare dal dramma alla satira con una incredibile poliedricità. Ma insieme alla carriera artistica ha sempre coltivato la passione e l’impegno politico che l’ha portata dal 2014 ad essere eletta in Parlamento con la allora Sinistra unita. Nel 2015 è stata fra i protagonisti delle contestazioni contro il filo spinato anti immigrati fra Slovenia e Croazia. Riconfermata in parlamento nel 2018, con la formazione Levica (Sinistra), è stata nominata presidente della commissione cultura in Parlamento e, presso il Consiglio d’Europa Garante dei diritti delle persone Lgbt. Nel 2019 è stata indicata dal gruppo Gue/Ngl come candidata alla presidenza della Commissione europea (v. Left del 24 maggio 2019).

L’abbiamo raggiunta partendo da una occasione particolare, la decisione presa in sede Ue di nominare per il 2025 Nova Gorica e Gorizia, capitali della cultura europea. Una scelta che può avere caratteri interessanti non solo dal punto di vista simbolico. «Si tratta insieme di un onore e una sfida, soprattutto in questi tempi che non sono, per utilizzare un eufemismo, troppo amichevoli con chi crea cultura e con gli artisti. Mi auguro sinceramente che entro il 2025 avremo finito con la pandemia e che la creazione artistica possa riprendere ad agire col suo pieno potenziale. Anche la cooperazione transfrontaliera della capitale della cultura “Gorizia Nova Gorica”, tra Italia e Slovenia è importante, ancora di più in questa fase in cui assistiamo tutte e tutti a intolleranza, razzismo, nazionalismo e odio, amplificati dalle politiche di destra in Europa e nel mondo. La partecipazione congiunta di due Paesi vicini a progetti culturali è quindi un’opportunità per rafforzare il riconoscimento reciproco e la fiducia».

Pensi che da qui al 2025 si riuscirà a promuovere una maggiore conoscenza fra due mondi che sono rimasti molto separati?
Purtroppo, trovo che i tempi di crisi in cui viviamo oggi non abbiano un effetto positivo sulla società, sulla solidarietà e sulla cooperazione. Ognuno custodisce con ansia il proprio giardino, i gruppi neonazisti stanno rafforzando il loro potere, le fake news e l’incitamento all’odio stanno crescendo. Vengono violati i diritti umani e civili già acquisiti, l’uguaglianza delle donne è…


L’intervista prosegue su Left del 22-28 gennaio 2021

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