Con questo articolo del 2 febbraio 2013, nel quarto anniversario della sua scomparsa desideriamo ricordare lo psichiatra Massimo Fagioli autore della rubrica "Trasformazione" sin dalla nascita di Left

E venne il giornalista di RaiNews24 che costruì una trasmissione di 9 minuti. E sono giunte le voci vicine e lontane che dicevano: bellissimo. Avevo fatto togliere da Segnalazioni una fotografia del 1991. Mandato da la Repubblica, il fotografo fece una fotografia bruttissima. Avevo una strana espressione ed, in mano, il volume nero con su, grande, il nome: Freud. Non potei oppormi perché non me la fece vedere prima di pubblicarla. E, prima di commentare e studiare, scrivo che i nove minuti di RaiNews24 fanno una realtà nuova. Stimolano una ricerca che sembra impossibile. Ma l’anelito a conoscere le realtà invisibili degli esseri umani è sempre presente. Un breve accenno agli orrendi titoli “…è stato plagiato” e pochi anni fa “…deve essere curato!”. Frase che faceva il titolo di un’intervista, e che io non avevo mai detto. Volevano, sfregiando l’aspetto visibile, fare l’immagine pubblica di un triste personaggio che aveva detto “Freud è un imbecille!”.
Il “personaggio” era quello che interpretava i sogni, senza ascoltare le libere associazioni. Ed arrivarono tanti articoli in cui il ridacchiare scemo parlava di guru. Ora, da alcune settimane, sono comparse su la Repubblica, articoli di tutt’altro aspetto e sapore. È il collega, psichiatra, che parla come presidente della SPI. Ed ho commentato e cercato altri giri di parole che cercano di annacquare ed oscurare il fatto di vedere la verità di una storia che aveva una realtà terribile. Ed ho detto qualcosa la settimana scorsa, ma ho detto tanto nei cinquant’anni passati. Cercavo un invisibile movimento della normale cultura esistente quando è comparsa RaiNews24. Un magnifico regista ha proposto la visione di un’immagine nuova. Uno psichiatra parlava dell’interpretazione dei sogni e diceva: “Il paziente ha un linguaggio arido nel descrivere le immagini oniriche”. È linguaggio articolato udito e ripetuto. Lo psichiatra ascolta e trasforma le immagini oniriche in pensiero verbale. “È un linguaggio nuovo”.

La più grossa violenza è la negazione stupida della donna

In altre parole lo psichiatra fa, udite le parole, un’immagine diversa da quella descritta. Ed essa parla nel silenzio. E la parola dello psichiatra che interpreta, è diversa da quella che ha descritto le immagini oniriche, perché è creazione della fantasia e non della coscienza e ragione. È il pensiero che, alla nascita, compare nell’organismo e, poi, utilizza il linguaggio articolato imparato per esprimersi. E non è lo stesso di quello udito. Il pensiero va verso le parole: poesia, poeta. I poeti tolgono ai termini verbali il significato che indica le cose materiali per comporre frasi dal senso misterioso che sembra suono. Cosa accade nella mente del poeta? Vengono, gentilissimi, i termini verbali dei tanti decenni di ricerca. Ed ora il più bello mi sembra «capacità di immaginare». E torna il pensiero che il poeta toglie, ai termini verbali, il significato che, sparito, rende totalmente diversa la parola udita, letta ed imparata. Segue, immediatamente, la domanda e la ricerca impossibile che vogliono leggere la differenza, il completamente diverso, tra…
La certezza dell’identità delle parole dice: la pulsione di annullamento, figlia dell’anaffettività, rende le parole aride come fossero suoni o segni convenzionali che, in verità, sono rumori che chiamano il cane del padrone. Sono fischi o suoni di campane che dicono l’ora del mattino o del vespro ed invitano sempre a pregare un dio.

E so, ormai, che sono ricordi coscienti registrati dai sensi nello stato di veglia, senza nessuna modificazione o partecipazione. Non c’è creazione d’immagine. La fantasia di sparizione che ha in sé stessa, sparite nella loro realtà, pulsione di annullamento e capacità di reagire che diventa vitalità, spoglia le parole dalla loro veste di aridi segni che indicano le cose. Le lascia nude ad esprimere la loro sensibilità ed il canto che il simile dovrebbe sentire quando non ha più rapporto con la realtà materiale. Ed è una sensibilità che è legata ai cinque sensi come la realtà non materiale del pensiero è legata al corpo. Ed ho detto del movimento invisibile che accade nel poeta che trasforma il linguaggio imparato per farne una creazione personale, originale. Come se fosse il contrario di quanto fa l’artista quando fa statue. Egli dà una forma al marmo, al ferro, al legno informe per esprimere, con l’immagine, la sua realtà non materiale ovvero il pensiero. Il poeta toglie ogni identità alla manifestazione percepibile del suo pensiero, per crearne un’altra, senza significato. È libera espressione, dissi, che non dipende da nessuna altra cosa… . Come se fosse una musica originale. La dinamica, quindi, è la stessa della nascita umana in cui, insieme al pensiero falso, idea, realizzazione della realtà biologica “il mondo non esiste”, si ha la creazione della realtà della memoria-fantasia dell’esperienza avuta. E, pertanto, posso dire che il poeta fa sparire il significato del linguaggio imparato, ovvero la manifestazione percepibile per esprimere una realtà, da sempre sconosciuta e detta inconoscibile. Fa sparire, anche se la percepisce con i sensi della veglia. Così la dinamica della nascita, in cui si realizza la fantasia di sparizione, si ricrea nel narcisismo del poeta che, avendo i cinque sensi della veglia vigili, realizza una indifferenza per il mondo che lo circonda perché come il neonato, è realizzazione di sé. Animali e vegetali non comprendono la poesia perché odono, vedono, ma non comprendono il senso. Il senso nuovo che neppure gli esseri umani simili al poeta, comprendono.

E noi abbiamo visto la differenza tra anaffettività ed indifferenza. E la conoscenza, che non è ripetizione del linguaggio imparato, ci dà la strada per la realizzazione interiore senza anaffettività. C’è il rapporto con l’altro essere umano che non conosce. Sa che esiste ma non c’è ricordo perché non c’è stata la percezione di un corpo. È memoria dell’esperienza avuta nel contatto della pelle con il liquido amniotico, di quando ancora non era iniziata la sua vita umana. So, forse la memoria-fantasia me lo ha sempre detto, che prima della vita c’è una realtà biologica con i suoi riflessi ma non c’è vita umana perché non c’è la realtà non materiale che è il pensiero. L’ho detto spesso ed ora lo ripeto perché, non ho evidenziato il metodo del pensiero. Fu, forse, una “rivoluzione copernicana”. Non è la discesa dello “spirito” sulla realtà materiale ma è l’emergenza, per lo stimolo della luce, della realtà non materiale dalla realtà materiale. C’è, nella realtà biologica umana una “capacità di reagire” che fa quella pulsione che (è oltre la realtà della parola energia?), nel “credere” che la realtà non umana non esiste, fa esistere il pensiero umano che è memoria-fantasia e non ricordo.

Le pitture rupestri volevano rappresentare le foche monache. È la manifestazione della mente umana che non è ragione. Si possono vedere disegni, di trentamila anni prima, in cui sembra dominare la linea. E la fantasia, senza ragionamento, mi fa pensare che sono opere delle donne chiuse nelle caverne. Compare nella mente la memoria dell’originale seduta di psicoterapia di gruppo. Gli impercettibili movimenti delle tante teste fanno la superficie del mare, mossa da un venticello che è l’aria che porta le parole che diciamo. Immagine indefinita, incomprensibile, inimmaginabile che non rivendica la sua realtà. Forse non è la sua identità. Svanisce, per diventare individuo. Penso alle correnti sotto la superficie che, invisibili, chiedono l’amore per gli uguali e diversi, che fa vedere senza occhi le immagini del sogno. Non le hanno fatte emergere mai per la lastra di ghiaccio che l’uomo ha posto sopra l’identità della donna: uguale e diversa. Ed hanno detto che non è realtà umana. Come se il genere maschile della specie umana potesse parlare soltanto con l’uguale e non con il diverso. “L’altro è la propria figura riflessa dal freddo specchio”. La parola «diverso» mi parlò del primo anno di vita senza parola e del pensiero fatto d’immagine. Ed io pensai alla parola: donna.