Attraversare a piedi la Rotta balcanica è ormai quasi impossibile. Ma le persone che tentano di arrivare in Ue sfidano il gelo adottando soluzioni ancora più pericolose: nascondendosi nel container dei camion oppure addirittura sotto al telaio. Il racconto di Baobab experience

Se solo non fosse stata una sciagura, l’incendio di Lipa dello scorso 23 dicembre sarebbe potuto essere un piccolo “miracolo” di fine anno. È servito il fuoco, nella neve dell’enorme campo per migranti alle porte della Croazia, per svelare all’Europa il dramma della rotta balcanica, per farle fare capolino tra le notizie di giornali e tg italiani accanto a vaccini e crisi di governo. Ma qui in Bosnia, dice una delle tante attiviste della società civile, «tutto cambia continuamente», e ora che molti italiani hanno appena imparato cos’è the game, e appreso che anche l’Italia contribuisce ai respingimenti illegali (v. Left del 22 gennaio 2021), ecco che quel gioco è già cambiato, e anche il campo in cui si svolge.

The Truck Game
Non è più l’attraversamento a piedi dei boschi della krajna croato-bosniaca, almeno in attesa che il meteo torni più clemente della violenta polizia di frontiera: ora la partita si gioca nella zona centrale della Bosnia Erzegovina, quella delle acciaierie (targate ArcelorMittal) del cantone di Zenica e Doboj, e il goal consiste nel nascondersi nei camion diretti verso il continente. Il viaggio in “prima classe” costa 50-60 euro, il necessario per farsi chiudere da qualcuno all’interno del container, rigorosamente all’insaputa del driver. Altrimenti «ti puoi nascondere sotto al telaio del camion, oppure sopra: in questo caso non devi pagare, è più facile» racconta a Zenica un ragazzo di origine marocchina poco più che ventenne in attesa di provare. «Conosco tantissime persone che ce l’hanno fatta. Austria, Germania, Repubblica Ceca, ci sono camion tutti i giorni. Io voglio andare in Italia». Ma l’Italia è una speranza, più che un obiettivo preciso: qualche volta si riesce a sapere in anticipo la destinazione ultima, ma più spesso il finale è a sorpresa. È così che ad agosto sette nordafricani convinti di raggiungere Milano sono stati imbarcati su una nave a Spalato e ritrovati cadaveri, quattro mesi dopo, nel loro container di fertilizzanti in Paraguay, dall’altra parte del mondo. Un simbolo tragico di rotte ormai impazzite, a partire proprio dal fatto che in Bosnia giungono ormai donne, uomini, bambini provenienti dal Maghreb o dal Corno d’Africa: volti che fino a ieri si incontravano solo a Lampedusa e che oggi ridisegnano rotte disperate nel tentativo di trovare un…

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L’autore: Simone Santi è giornalista e attivista di Baobab Experience

Le foto del reportage sono di Serena Bernardini e Alice Basiglini


L’articolo prosegue su Left del 26 febbraio – 4 marzo 2021

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