Il ritrovamento di un carro cerimoniale a Pompei è stato presentato con enfasi dal ministro Franceschini che ne ha magnificato le future prospettive turistiche. Ma il sito archeologico può essere un laboratorio per una nuova concezione del patrimonio culturale, fatta di studi scientifici, formazione, rapporto con il territorio

A intervalli regolari Pompei e il suo territorio continuano a svelare i loro tesori. Al 27 febbraio scorso risale la notizia del ritrovamento di un carro cerimoniale riemerso nella villa di Civita Giuliano, a poca distanza dal sito vesuviano.
Nel commentare il ritrovamento, il neoministro della Cultura Dario Franceschini ha dichiarato: «Pompei continua a stupire con le sue scoperte e sarà così ancora per molti anni con venti ettari ancora da scavare. Ma soprattutto dimostra che si può fare valorizzazione, si possono attrarre turisti da tutto il mondo e contemporaneamente si può fare ricerca, formazione e studi, e un giovane direttore come Zuchtriegel valorizzerà questo impegno».

In poche righe, un programma operativo chiaramente espresso che reca l’eco delle polemiche suscitate dalla nomina del neo direttore del Parco archeologico, recentissima anche se preannunciata da mesi. Polemiche innescate dalle dimissioni di due dei consiglieri del Comitato scientifico di Pompei in disaccordo con la scelta del ministro (al quale, come si sa, è riservata la designazione dei direttori dei musei e siti statali più importanti). Non potendo essere messa in discussione la competenza scientifica dei due consiglieri, fra i maggiori studiosi a livello internazionale di Pompei, la polemica è stata prontamente incanalata su un presunto conflitto giovani (il neo direttore designato)-vecchi (i consiglieri dissidenti) in cui, con sprezzo del ridicolo, è stata persino evocata la querelle dei Anciens et des Modernes e che, su media e social, ha espresso nuovi vertici di un’antica specialità italica: il salto acrobatico sul carro del vincitore.

Ora, al giovane neo direttore è doveroso – prima di tutto per le sorti di un sito così complesso e fragile – augurare un lavoro proficuo, anche se va sottolineato come, assieme alla sua benevolenza, il ministro gli abbia già precostituito il percorso da compiere, in perfetta continuità con il precedente, a base di scoperte sensazionali e flussi turistici in costante aumento.

E d’altro canto, meccanismi di selezione come quelli per Pompei, in cui la scelta finale è delegata al rappresentante politico pro tempore del Ministero, sono costruiti per privilegiare l’affidabilità, o meglio la fedeltà dei prescelti, la cui competenza, molta o poca che sia, finisce gioco-forza per essere penalizzata.
Nessun dubbio, d’altro canto, lasciano le dichiarazioni del ministro che, ben al di là di generici indirizzi di politica culturale, esprimono senza remore un piano d’azione cui il nuovo direttore è chiamato ad adeguarsi: avanti tutta con le scoperte che i «20 ettari ancora da scavare» potranno riservare. Scoperte che…

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L’autrice: Maria Pia Guermandi è archeologa ed è responsabile progetti europei presso l’Istituto beni culturali della Regione Emilia Romagna


L’articolo prosegue su Left del 5-11 marzo 2021

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