Nella seconda metà del ’900 Lina Bo Bardi è stata protagonista in Brasile di una ricerca artistica e d’impegno civile in architettura. Ne ripercorriamo la vita e l’attività attraverso gli scritti e le opere. Per riscoprire una grande donna architetto cui va il Leone d’oro alla memoria della Biennale di Venezia

Il 22 maggio, giorno dell’inaugurazione della Biennale di Architettura di Venezia 2021, il cui tema portante è il vivere insieme, vedremo attribuire a Lina Bo Bardi il Leone d’oro speciale alla memoria. Tra le motivazioni con cui il curatore della mostra Hashim Sarkis lo ha proposto ci piace qui menzionare innanzitutto quello di creatrice di visioni collettive, ma nel documento di presentazione lui ha raccontato Bo Bardi con una bellissima sintesi di cui riportiamo alcuni brani: «Se esiste un architetto che meglio di ogni altro rappresenta il tema della Biennale Architettura 2021 questa è Lina Bo Bardi. La sua carriera di progettista, editor, curatrice e attivista ci ricorda il ruolo dell’architetto come coordinatore (convener) nonché, aspetto importante, come creatore di visioni collettive. Lina Bo Bardi incarna inoltre la tenacia dell’architetto in tempi difficili, siano essi caratterizzati da guerre, conflitti politici o immigrazione, e la sua capacità di conservare creatività, generosità e ottimismo in ogni circostanza… Il Leone d’oro speciale alla memoria a Lina Bo Bardi rappresenta il riconoscimento, dovuto ormai da tempo, di una prestigiosa carriera sviluppata tra Italia e Brasile e di un contributo volto a riconsiderare il ruolo dell’architetto come facilitatore della socialità. Rappresenta infine il tributo a una donna che rappresenta semplicemente l’architetto nella sua migliore accezione».

Il nostro primo incontro con Lina Bo Bardi risale al 1994 quando a Firenze, durante la presentazione del catalogo che accompagnava nei suoi viaggi internazionali la mostra Il coraggio delle immagini, progetti realizzati da un gruppo di architetti italiani su idee e disegni di Massimo Fagioli lo storico dell’architettura Vittorio Savi colse alcune suggestive analogie tra questi lavori in mostra e l’esposizione dei lavori di Lina, entrambe si erano appena concluse a Barcellona: l’architettura come poesia nell’intreccio tra linea retta e linea curva, la poesia di una spiaggia creata nei fabbricati industriali e nelle periferie degradate, la poesia nelle finestre tutte diverse, colorate, strane. (El coratge de las imágenes 8-29 aprile 1994 e Lina Bo Bardi maggio – giugno 1994. Barcellona, Collegio d’Arquitectes de Catalunya). Da qui è sorta una forte simpatia che ha visto nel tempo crescere la nostra curiosità per alcuni aspetti della sua vita e delle sue opere che il richiamo di Sarkis ci spinge oggi a tentare a nostra volta di indagare.

Finestre come occhi: «Larghi occhi nei muri lasciano vedere ad intervalli i grigi ulivi, la roccia arida, il mare azzurrissimo». È la descrizione della “Casa sul mare di Sicilia” che si legge su Domus 152 dell’agosto 1940, numero interamente dedicato alla casa al mare. Il tema delle finestre come occhi accompagnerà Lina nel suo viaggio in Brasile dove rimarrà tutta la vita, i suoi occhi curiosi, avidi di sapere resteranno aperti sempre sul presente. Anche quando guarderà agli…


L’articolo prosegue su Left del 9-15 aprile 2021

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