«La letteratura ha il potere silenzioso di cambiare menti e cuori. Di farci comprendere altre persone e di stringere profonde relazioni con loro», dice Ayesha Harruna Attah che ha appena pubblicato il suo nuovo romanzo "Il grande azzurro". Il 14 aprile, alle ore 18, la scrittrice ghanese lo presenterà in diretta nella pagina Facebook del Circolo dei lettori di Torino. Il 22 aprile invece sarà in diretta con la Libreria Griot

Dopo aver scritto I cento pozzi di Salaga non riuscivo a smettere di pensare alle gemelle protagoniste Hassana e Husseina. Quando mi è stata offerta la possibilità di scrivere una storia young adults, non sono dovuta andare lontano. Volevo scoprire cosa era successo alle due ragazze. E mi sono ricordata dell’importanza che avevano avuto le mie letture da adolescente. Alcuni di quei libri che ho letto in quella fase della mia vita sono rimasti con me. Ho pensato che sarebbe stato davvero meraviglioso poter fare lo stesso per un giovane lettore dovunque egli sia». Così in una conversazione via mail la scrittrice Ayesha Harruna Attah ci racconta come è nato Il grande azzurro (MarcosyMarcos, tradotto da Francesca Conte).

Qual è il potere della letteratura per lei?
Credo che la letteratura abbia il potere silenzioso di cambiare menti e cuori. Può farci viaggiare senza che dobbiamo muovere un dito. Comprendiamo altre persone e luoghi leggendo libri e in questo modo possiamo stringere profonde relazioni con le persone.

Hassana legge Jane Erye di Charlotte Brontë. Le sue coetanee in Europa non leggevano autori africani. La colonizzazione si registra anche in questo?
Hassana è costretta a leggere i libri che i missionari hanno portato con sé. In Africa c’erano scrittori in lingue come l’arabo, ma Hassana avrebbe dovuto essere in un’altra parte di quella regione per avere accesso a quei testi letterari. E inoltre, avrebbe dovuto nascere in famiglia d’élite….

Ne Il grande azzurro, l’oceano è una presenza fortissima. È a sua volta un personaggio, quasi l’antagonista. C’è un fatto storico dietro tutto questo? Ha qualcosa a che fare anche con il presente, pensando alla tragedia dei migranti nel Mediterraneo?
Non direi che sia un antagonista. Separa le ragazze, ma le collega anche. Per molti africani della parte occidentale, il mare storicamente ha tolto molto alle famiglie, ma è stato anche un legame. Il mare è stato un sostentamento per molti di noi, ma ha anche portato gli europei e il cristianesimo sulle nostre coste. Quindi è una relazione complicata. E oggi, il mare sta…


L’articolo prosegue su Left del 9-15 aprile 2021

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SOMMARIO

Direttore responsabile di Left. Ho lavorato in giornali di diverso orientamento, da Liberazione a La Nazione, scrivendo di letteratura e arte. Nella redazione di Avvenimenti dal 2002 e dal 2006 a Left occupandomi di cultura e scienza, prima come caposervizio, poi come caporedattore.