Medico e ministro del governo provvisorio in esilio, dr. Sasa chiede aiuto: «Noi non siamo un governo rivoluzionario ma quello legittimamente eletto lo scorso 20 novembre, l’opinione pubblica internazionale condanni i golpisti»

«Una cosa è certa. Noi siamo il governo legittimo di Myanmar. L’unico. Il nostro governo è formato da deputati democraticamente eletti lo scorso 20 novembre e che oggi dovrebbero essere seduti in Parlamento e lavorare per il Paese. E invece, per colpa di una banda di militari assassini che ha dichiarato guerra al popolo che dovrebbe proteggere, sono finiti in prigione o sono stati costretti a fuggire. Come me».
“Dr. Sasa” – per ora vuole che lo si chiami così – un giovane medico al suo primo mandato parlamentare. La sera prima del golpe era a Naypyidaw, la capitale del Myanmar, con Aung San Suu Kyi. Erano stati a cena assieme ad altri deputati e collaboratori, avevano messo a punto la lista dei ministri del nuovo governo che la Signora avrebbe dovuto finalmente presiedere, anche formalmente, a seguito del trionfo elettorale (83% dei voti) dello scorso novembre. Si erano salutati dandosi l’appuntamento per il giorno dopo, per l’inaugurazione ufficiale del Pidaungsu hluttaw, il Parlamento dell’Unione. Ma all’alba Sasa viene svegliato da una telefonata: «Hanno arrestato Aun Sang Suu Kyi e altri leader della Lega», gli dicono, «devi scappare immediatamente». «Ho guardato fuori dalla finestra, era ancora buio, si sentivano spari e c’erano molti mezzi militari in giro».

Sasa non ci pensa troppo, salta su un taxi e dice all’autista di dirigersi verso nord, verso il confine con l’India ma anche verso lo stato Chin, la minoranza etnica da sempre, assieme a molte altre etnie più o meno armate, in lotta con il regime militare. Sasa è nato lì, nello stato del Chin, “circa” 40 anni fa («all’epoca non c’era nessuno che registrava le nascite» spiega). Era un ragazzino sveglio cui piaceva studiare. «Sono stato il primo del mio villaggio ad andare all’università – racconta – i miei genitori organizzarono una colletta tra gli abitanti e riuscirono a mandarmi prima in India e poi in Armenia». Nel suo lungo soggiorno all’estero Sasa conosce molte persone, entra in contatto per caso con la famiglia reale inglese. Riceve molte offerte di lavoro, come medico avrebbe un futuro assicurato. Ma decide di…


L’articolo prosegue su Left del 30 aprile – 6 maggio 2021

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