Il Nuovo patto sulla migrazione estende il modello hotspot sperimentato in Grecia e Italia. Alzando muri e negando il diritto d’asilo. Nessuna forza politica crede davvero in questa soluzione, ma è l’unica proposta sul tavolo. E ora rischia addirittura di peggiorare

Dopo le crisi umanitarie sulle isole greche, gli infiniti muri della rotta balcanica, le stragi nel Mediterraneo o quelle nell’Atlantico di chi tenta di sbarcare in Spagna, è davvero possibile rendere le politiche migratorie europee ancora più disumane? Sì, si può. Anzi, ci stanno già lavorando. E non i sovranisti del gruppo di Visegrad, attenzione, bensì la Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen, che lo scorso 23 settembre ha presentato il Nuovo patto sulla migrazione e l’asilo. Un insieme di testi composto da una Comunicazione, in cui si introducono le misure selezionate, alcune raccomandazioni, che lasciano il tempo che trovano non essendo vincolanti per i Paesi Ue, e cinque proposte di regolamenti, il vero cuore della proposta.

Le bozze di riforma sono state presentate in pompa magna l’anno scorso come strumenti per garantire un «un approccio europeo globale alla migrazione», «procedure migliori e più rapide durante tutto il sistema di asilo e migrazione», «un equilibrio tra i principi di equa ripartizione della responsabilità e solidarietà». Ma, oltre questa fragile coreografia di slogan, la realtà è ben diversa.
«Con questo Patto, l’Ue attuerebbe uno “svuotamento” del diritto di asilo», dice a Left Salvatore Fachile, avvocato e socio Asgi. «Formalmente resterebbe in vigore, certo – prosegue – ma il suo esercizio diverrebbe impraticabile».

Ulteriore “dettaglio”, al Piano è allegata una road map, che indica le scadenze temporali da rispettare. Per la maggior parte dei provvedimenti – tutti quelli più importanti – non si sarebbe dovuti andare oltre al secondo trimestre 2021. Mancherebbe, insomma, poco più di un mese. Se sommiamo questa circostanza al ritorno dell’immigrazione nella parte alta delle agende dei Paesi del Mediterraneo, con l’aumento degli sbarchi legato alla bella stagione, è facile capire che le sorti del Piano potrebbero decidersi nelle prossime settimane. Se poi aggiungiamo che a luglio la Slovenia subentrerà alla guida del Consiglio europeo sostituendo il Portogallo – una leadership di destra, al posto di una socialdemocratica – è lecito supporre che il Piano nel suo iter di realizzazione potrebbe subire un’ulteriore torsione “sovranista”.
I negoziati «sul nuovo Patto su asilo e migrazione stanno avanzando, anche se a rilento», ha puntualizzato nei giorni scorsi Ylva Johansson, commissaria europea agli Affari interni. Lo scorso anno l’allora responsabile Sicurezza della Lega Nicola Molteni aveva etichettato il progetto come una «patacca» che «non cambierà nulla» e non modifica il regolamento di Dublino – che attribuisce al Paese di primo approdo la responsabilità della accoglienza e gestione dei migranti. M5s e Pd avevano sfoderato, dal canto loro, un…


L’articolo prosegue su Left del 21-27 maggio 2021

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