«Facciamo il possibile per colmare un vuoto che dovrebbe essere di pertinenza di governi e istituzioni competenti» denuncia Nicolò Govoni, candidato al Nobel per la pace 2020 e presidente della Ong “Still I rise” presente in Grecia e altri Paesi interessati da flussi migratori

La pandemia di Covid-19 ha aggravato condizioni di vita già difficili per le popolazioni migranti e la rotta verso l’Europa che passa ad est, dalla Turchia alla Grecia, risalendo i Balcani fino all’Italia o all’Europa centrale, sembra essere tra quelle che ha risentito maggiormente di questo fenomeno. Secondo le numerose denunce di alcune Ong, come documentato anche da Left nei mesi scorsi, lungo questa tratta oltre alle condizioni climatiche particolarmente dure in inverno, diversi Paesi – dalla Turchia, alla Serbia ma anche all’Italia e alla Slovenia – hanno violato i diritti fondamentali di chi intraprende un percorso migratorio. Respingimenti illegali, detenzioni in condizioni disumane, fino ad arrivare a casi di tortura, sono purtroppo diventati una prassi consolidata.

Una di queste denunce viene da “Still I rise”, un’organizzazione non profit internazionale che si occupa di garantire assistenza, istruzione e protezione ai minori profughi, mediante la costruzione di scuole internazionali in diversi scenari come Siria, Turchia, Kenya e Grecia. In questo ultimo Paese è presente con una struttura all’interno dell’hotspot dell’isola di Samos.

Ne abbiamo parlato con Giulia Cicoli, advocacy director della Ong, che punta il dito contro la gestione dei flussi migratori da parte di Atene:

«Il Covid è stato devastante per quanto riguarda la situazione dei diritti dei migranti, soprattutto qui in Grecia – osserva Cicoli -. A causa delle direttive contro il Covid, il margine di azione di molte Ong è…


L’articolo prosegue su Left del 28 maggio – 3 giugno 2021

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