Dopo la rinuncia di Pablo Iglesias, si sta profilando nel partito una nuova leadership collettiva. Al femminile

In Spagna il mese di maggio appunta in agenda diversi cambiamenti, già dai primi giorni. Una elezione regionale, quella della Comunità autonoma di Madrid, ha confermato ancora una volta le destre al governo di quel territorio, ha rianimato un Partito popolare in difficoltà e ha cancellato la destra moderata e neoliberista di una formazione come Ciudadanos. Non solo, un leader come Iglesias, fallito il tentativo di unificare e far vincere la sinistra – pur ottenendo un buon risultato per il suo partito – non ha comunque rinunciato all’idea di dimettersi anche dal ruolo di segretario di Podemos, dopo aver già lasciato le altre cariche di governo.

Il tutto mentre viene sospeso lo stato d’allarme e si inoculano vaccini, la pandemia segna un rallentamento nei contagi e si registrano i primi casi di regioni con zero decessi. Fa quindi capolino la prospettiva di una ripresa del turismo – ahinoi! anche di quello mordi e fuggi – sebbene il parere dell’Inghilterra e della Germania su una Spagna Paese ancora a rischio Covid con relativo crollo di prenotazioni di pensionati e famigliole. Con gli operatori turistici rimasti a occhieggiare, per ora, con i Paesi dell’Est europeo meno sofisticati su prevenzione e quarantene. I risultati delle elezioni della Comunità di Madrid vengono subito utilizzati per mettere in difficoltà il governo di coalizione Psoe-Unidas Podemos. I socialisti madrileni in queste regionali hanno subito una sconfitta senza attenuanti, ma questo che appare come un gigantesco ribaltamento elettorale negli equilibri di governo non è estrapolabile a tutta la Spagna, come molti analisti politici sostengono.

Il vero risultato delle elezioni dell’area di Madrid – oltre ad azzerare Ciudadanos e devitalizzare la sinistra – è stato quello di portare alle urne votanti del centro e della destra che solitamente partecipano solo alle elezioni generali, questa volta preoccupati per la loro egemonia in regione e motivati a esprimere il loro rifiuto nei confronti del governo progressista. Certo la continuità del governo progressista e la maggioranza eterogenea che lo sorregge è anche insidiata dalla nuova formazione del governo catalano che riunisce il fronte indipendentista, sebbene il neo presidente, il secessionista Aragonès, abbia sollecitato la ripresa del dialogo con il governo nazionale. Ma le prossime elezioni politiche sono ancora lontane e Sánchez assicura che il Psoe porterà a termine la legislatura e che il risultato di Madrid non condizionerà il suo progetto politico. Un messaggio molto chiaro. Parole altrettanto inequivocabili quelle di Pablo Iglesias subito dopo il…


L’articolo prosegue su Left del 28 maggio – 3 giugno 2021

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