Il governo Draghi continua a mostrarsi indifferente verso i reali problemi del Meridione. Per superare definitivamente le disuguaglianze sempre più marcate con il Nord potrebbe prendere spunto dalle politiche progressiste della nuova amministrazione Usa

Quello che sta succedendo nei confronti del Sud con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza oramai trascende la fantascienza. Lo schema che il governo di turno attua per sottrarre fondi al Sud è sempre lo stesso, immutabile nel corso dei decenni: promesse vane sull’arrivo di fondi, che è progressivamente spostato sempre più in avanti nel tempo per poi non parlarne più. Così il Mezzogiorno improvvisamente è sparito dal dibattito politico e dei media.
Dopo il taglio dei fondi del Pnrr, dal 65% da destinare al Sud come indicato dall’Europa, al 40%, senza fornire nessuna giustificazione da parte del governo, con la ministra del Sud in silenzio complice e il dibattito surreale sul Ponte sullo Stretto usato come “arma di distrazione di massa”, ecco ora che anche sull’alta velocità il governo penalizza il Sud. Lo schema è lo stesso già usato dal precedente governo Conte nel novembre 2020 quando nella bozza del collegato alla legge di Bilancio l’articolo 150 definiva il “Fondo per la perequazione infrastrutturale” con lo stanziamento di 4,6 miliardi di euro diluiti nel tempo per il Mezzogiorno dove per il 2021, periodo di competenza, i soldi stanziati erano zero, ora la stessa cosa sta per accadere con i fondi del Pnrr a proposito di alta velocità ferroviaria!

Facile notare infatti che per l’alta velocità la gran parte delle risorse nei primi anni è destinata al Nord. Per il Sud, sull’asse Salerno-Reggio Calabria, andranno fondi in prevalenza dopo la chiusura del Pnrr del 2026. Questo significa che mentre l’arrivo dei fondi al Nord sono garantiti dalle strette condizionalità poste dall’Europa, quelli al Sud rimangono affidati alla volontà della politica nazionale del dopo Piano. Non è un aspetto secondario se analizziamo brevemente tempi, condizionalità e conseguenti rischi a cui ci sottopone il Pnrr.
Insieme alla Grecia siamo l’unico Paese ad aver chiesto, oltre ai sussidi, tutta la quota disponibile dei prestiti. Il dato non è incoraggiante. Bisognerebbe anche capire cosa impedisca all’Italia, che quest’anno emetterà titoli per 600 miliardi, di emetterne altri 30 all’anno fino al ’26 per finanziare investimenti decisi in autonomia e senza controlli della Ue, al fine di evitare di avere tutto deciso, come da dettagliato cronoprogramma dettato dall’Europa, punto per punto, per l’attuazione rigorosa del Recovery. Il Parlamento così è nei fatti commissariato, l’attuazione del…

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L’autore: Natale Cuccurese è il presidente del Partito del Sud


L’articolo prosegue su Left del 28 maggio – 3 giugno 2021

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