Da più di 24 ore la politica si è scatenata sulla scarcerazione di Giovanni Brusca. Noto con il nome di ‘u verru (il porco) Giovanni Brusca è stato uno dei protagonisti della stagione del sangue guidata dai Corleonesi di Cosa Nostra. Fedelissimo di Totò Riina è stato arrestato nel 1996 e pochi anni dopo è diventato collaboratore di giustizia confessando di essere stato l’uomo che ha azionato il telecomando della bomba che a Capaci uccise il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini di scorta. Fu l’uomo che ordinò il rapimento e l’uccisione di Giuseppe Di Matteo, il 12enne figlio di Santino che doveva subire una lezione per essere diventato collaboratore di giustizia: Giuseppe dopo una lunga prigionia fu strangolato e sciolto nell’acido. Secondo le fonti investigative Brusca sarebbe responsabile di almeno 200 omicidi. Lui stesso ha confessato di non ricordare nemmeno i nomi delle sue vittime.
I politici hanno cominciato compulsivamente dichiarazioni. Salvini dice: “Autore della strage di Capaci, assassino fra gli altri del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido perché figlio di un pentito. Dopo 25 anni di carcere, il boss mafioso Giovanni Brusca torna libero. Non è questa la ‘giustizia’ che gli italiani si meritano”. Virginia Raggi parla di “vergogna inaccettabile, un’ingiustizia per tutto il Paese. Sempre dalla parte delle vittime e di chi lotta e ha lottato contro la mafia”. Giorgia Meloni incalza: “È una notizia che lascia senza fiato e fa venire i brividi. L’idea che un personaggio del genere sia di nuovo in libertà è inaccettabile, è un affronto per le vittime, per i caduti contro la mafia e per tutti i servitori dello Stato che ogni giorno sono in prima linea contro la criminalità organizzata. Venticinque anni di carcere sono troppo pochi per quello che ha fatto. È una sconfitta per tutti, una vergogna per l’Italia intera”. Giuseppe Costanza, autista di Falcone, dice: “che Paese è il nostro? Chi si macchia di stragi del genere per me non deve più uscire dalla galera”. E così via.
Tutti indignati, certo, ma anche parecchio ignoranti. Sì, ignoranti perché che Brusca sarebbe uscito dal carcere si sapeva da tempo, basterebbe conoscere le leggi che non sono un particolare così irrilevante per chi vuole ergersi a eroe dell’antimafia e soprattutto perché sono le stesse leggi volute e sostenute da Falcone e Borsellino, i due giudici che svettano nei profili degli stessi indignati. L’ha spiegato con invidiabile equilibrio proprio la sorella di Falcone, Maria: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. Ogni altro commento mi pare del tutto inopportuno”. Forse vale la pena leggere anche la dichiarazione di Pietro Grasso, stretto collaboratore di Falcone e Borsellino, che dice: “Con Brusca, infatti, lo Stato ha vinto non una ma tre volte. La prima quando lo ha arrestato, perché era e resta uno dei peggiori criminali della nostra storia per numero di reati e ferocia. La seconda quando lo ha convinto a collaborare: le sue dichiarazioni hanno reso possibili processi e condanne e hanno fatto emergere pezzi di verità fondamentali sugli anni in cui Cosa nostra ha attaccato frontalmente lo Stato. La terza ieri, quando ne ha disposto la liberazione dopo 25 anni di carcere, rispettando l’impegno preso con lui e mandando un segnale potentissimo a tutti i mafiosi che sono rinchiusi in cella e la libertà, se non collaborano, non la vedranno mai“.
Ora rimane un punto sostanziale per non alimentare un’indignazione populista: i politici, tutti, sanno bene che le leggi sui pentiti in Italia sono queste e fingere di non conoscerle per solleticare gli sfinteri non serve a nulla. Non sono d’accordo con queste leggi? Che ne propongano di altre. Non sono convinti del ravvedimento di Brusca? Usino tutti gli strumenti a disposizione per garantire tutti gli accertamenti del caso. Temono che l’ex boss possa non avere reciso i suoi legami con il passato? Usino tutti gli strumenti che hanno a disposizione per assicurare un serrato controllo. Però almeno un po’ di serietà e di consapevolezza giuridica, almeno quella.
Rimangono anche due riflessioni. Brusca ha raccontato della morte di Falcone ma noi oggi non abbiamo ancora tutta la verità sulla morte di Falcone. Ma soprattutto: vi rendete conto, vero, che tutta questa indignazione è il regalo migliore per chi vorrebbe cancellare la legge sui pentiti? E basta ripassare la storia per capire chi avrebbe interesse a farlo.
Buon mercoledì.