In occasione dei novant’anni dalla nascita, esce una raccolta di scritti dell’antropologa scomparsa nel 2017. È un testo che permette di approfondire l’originalità della sua ricerca sull’Ottocento, il secolo in cui si manifestò lo scontro tra culture alte e basse, tra ragione e meraviglioso. Un approccio antropologico alla storia che oggi andrebbe ripreso

Esistono studiosi che rifuggono da ogni facile inquadramento e incasellamento, giocano e plasmano i confini con l’originalità del loro pensiero. Clara Gallini è stata certamente tra questi. Come antropologa si è avventurata per i percorsi più svariati: dal folklore sardo all’Ottocento italiano, dal razzismo alla rete, fino al ritorno del simbolismo della croce. A novant’anni dalla nascita, l’uscita per le Edizioni Kurumuny di una sua nuova raccolta, Chiaroscuri. Storie di fantasmi, miracoli e gran dottori, ci offre l’occasione di ripensarne l’itinerario.

Cremasca di origine, si laureò in lettere classiche a Milano con una tesi di storia delle religioni e si perfezionò alla scuola romana di Raffaele Pettazzoni. Nel 1959 l’incontro che avrebbe cambiato la sua vita: Ernesto de Martino le propose, senza conoscerla ma sapendola molto brava, di seguirlo come assistente all’Università di Cagliari. La Sardegna, «la sua immagine poteva bastare per far paura a molti», ricorderà in seguito l’antropologa. Ma Gallini rispose e non ne venne nessuna sventura.
Delle pagine demartiniane del Mondo magico non aveva allora capito molto, confesserà, solo una cosa: «Che lì dentro c’era qualcosa di forte, dirompente, un pensiero vivo e attivo, che coniugava la nostra vita con quella degli altri». Da questa intuizione hanno preso le mosse i suoi primi studi, sull’argismo sardo, e tutta la sua ulteriore vita di ricerca. Ha tracciato un percorso autonomo rispetto a quello del maestro, tenendone però sempre ferma l’impostazione di metodo radicale e rivoluzionaria. Di fronte all’inaspettato che si incontrava sul campo, la domanda da farsi non era sulla “verità” o la “falsità” dei fenomeni magici, ma sul loro significato storico-culturale, restituendo alle donne e agli uomini il senso delle loro storie.

Nel 1983 esce La sonnambula meravigliosa (ripubblicato nel 2013). Un salto vertiginoso dal mondo insulare mediterraneo indietro fino all’Ottocento. Inizia per Gallini una ricerca sul manifestarsi, agli albori della contemporaneità, di fenomeni strani, imprevisti, apparentemente fuori tempo massimo. Sonnambule e magnetisti, spiritisti e fantasmi, miracolati e medici. È una storia nuova. Qui risiede l’estrema originalità del pensiero galliniano, la fondazione storico-antropologica di uno sguardo sull’Ottocento che, fino a quel momento, non era stato ancora tentato, un’etnografia del meraviglioso. È questo filone di ricerca che il volume appena edito ci permette di esplorare: una raccolta dei suoi articoli sparsi cui l’autrice stessa stava lavorando nel 2017, alla sua morte, e per la quale aveva già scritto un saggio inedito. I testi qui riproposti costituiscono, con il volume dell’83, una…


L’articolo prosegue su Left dell’18-24 giugno 2021

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