Alle 19 di sabato scorso a Roma in via Marsala, di fianco alla stazione Termini Ahmed Brahim ha dato in escandescenze con un coltello in mano. Un agente della Polizia Ferroviaria dà l’allarme e sul posto arrivano alcuni poliziotti e uomini dell’esercito. Un video documenta gli attimi in cui l’uomo brandisce il coltello e i militari provano a tenersi a distanza di sicurezza colpendolo con un manganello. Ad un certo punto un agente della Polfer spara ferendo Brahim alla gamba. L’uomo è stato già denunciato per violenza e minacce a pubblico ufficiale in diverse occasioni, è irregolare in Italia ma al momento non è stato possibile espellerlo a causa delle difficoltà riscontrate nell’eseguire le procedure di riconoscimento presso i consolati competenti di Gambia, Costa d’Avorio e Ghana (sempre a proposito di chi sparla con molta superficialità di “rimpatri di massa” senza conoscere le enormi difficoltà nel sistema). Ora dovrà rispondere delle accuse di minacce e resistenza a pubblico ufficiale, porto abusivo d’arma e un’iniziale accusa di tentato omicidio che è poi subito decaduta: si trova ricoverato in ospedale piantonato e non è in pericolo di vita.
Come è ovvio che sia la Procura ha aperto un’indagine anche sul poliziotto. Chiunque sappia un minimo di legge sa perfettamente che l’apertura dell’indagine è un atto dovuto e chiunque sappia poco poco di democrazia dovrebbe immaginare che se qualcuno spara a qualcun altro ci siano delle indagini che accertino la dinamica degli eventi. È proprio una questione di “sicurezza”. L’istruttore dei militari, tanto per citare un parere, ha dichiarato che lui non avrebbe esploso nessun colpo non essendoci nelle immagini a disposizione i segnali di minacce imminenti verso gli agenti. Ma siamo sempre nel campo delle illazioni: nessuno meglio di una Procura può accertare con serenità i fatti. Le indagini sono a garanzia anche del poliziotto, ovviamente.
Cosa è accaduto? Ieri sobillati da Salvini e Meloni in molti ci hanno tenuto a vomitare odio e razzismo dichiarando di essere “dalla parte del poliziotto”, ovviamente basandosi sui processi direttamente sui social come piacciono ai due capipopolo sovranisti e una marea di odio verso la Procura (sono perfino tornate di moda le “toghe rosse” in alcuni commenti) ha invaso la rete. Giorgia Meloni aizza i suoi scrivendo «Incondizionata solidarietà all’agente: l’unico atto dovuto era intervenire per fermare un soggetto estremamente pericoloso, che con un coltello minacciava le Forze dell’ordine e avrebbe potuto fare del male a cittadini e passanti», emettendo direttamente una sentenza, dicendoci che stiamo a posto così. Evviva. Salvini riporta le parole della sedicente giornalista Annalisa Chirico che ci spiega come «solo in Italia se reagisci a un teppista che si agita con un coltello in mano finisci indagato», un’affermazione completamente falsa. Poi Salvini twitta una scena di poliziotti che salvano una bambina, che non c’entra niente con l’episodio di Termini, con una sua solita frase da bar: «Invece di essere indagati, donne e uomini in divisa andrebbero solo ringraziati!». Marco Gervasoni, il professore universitario indagato idolo dei sovranisti, ci mette tutto il suo spessore culturale e giuridico e scrive: «Ecco pazzesco la giustizia sta con i clandestini delinquenti come sempre».
Insomma, la loro idea di sicurezza è che se qualcuno in divisa spara un colpo non ci debba essere un organo che valuti le responsabilità. Non è proprio sicurissimo il Paese che hanno in mente ma sono troppo presi dalla propaganda per rendersene conto.
Gli stercorari sono scarabei che si nutrono di sterco e che raccolgono il loro nutrimento (per conservarlo o per deporvi le uova) facendone caratteristiche pallottole e facendole rotolare sul suolo. Se non fossero scarabei ma fossero segretari di partito o esponenti politici o “intellettuali” di riferimento quella pallottola la farebbero raccogliendo in giro le notizie di cronaca nera (meglio se con un clandestino di mezzo) per farle rotolare sul suolo dei loro seguaci e nutrire la rabbia e una visione utilmente ignorante (delle regole di una democrazia) per farne propaganda.
Indovina le differenze.
Buon giovedì.