Tra 8permille, stipendi ai docenti di religione pagati da noi e scelti dal vescovo, esenzioni fiscali e doganali e altri costi a carico dei contribuenti italiani, grazie al Concordato la Chiesa incassa miliardi di euro e gode di privilegi superati dalla storia. È tempo di cambiare

Oltre tre miliardi di euro annui di buoni motivi già sarebbero più che sufficienti, in una economia scricchiolante ben prima della pandemia e tendente a tagliare il welfare piuttosto che i privilegi ecclesiastici, per poter dire che sarebbe davvero ora di abolire il Concordato. Un miliardo dall’8permille, soprattutto grazie al meccanismo perverso delle quote inespresse, ancora di più per lo stipendio degli insegnanti di religione nella scuola pubblica, scelti dal vescovo ma pagati da tutti noi, ai quali vanno aggiunti esenzioni fiscali e doganali nonché l’obbligo a carico dello Stato di garantire la sicurezza tra le mura del Vaticano (altro che guardie svizzere).

Tutto per il Concordato. Quello che proprio in questi giorni è tornato alla ribalta perché invocato contro il Ddl Zan dal Vaticano come trattato internazionale, natura giuridica peraltro sostenuta dalla nostra stessa Consulta nell’atto di dichiarare impossibile la sua sottoposizione a referendum abrogativo ex art. 75 Cost. Quel figlio diretto dei fascisti patti Lateranensi del 1929, stipulati il giorno della supposta apparizione della madonna di Lourdes e nominati nella…

* Illustrazione di Chiara Melchionna


L’articolo prosegue su Left del 2-8 luglio 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO