Basta sfruttamento e morti sul lavoro. I lavoratori migranti, gli invisibili, si mobilitano in Calabria

Sarà stata una mera coincidenza. Lunedì 28 giugno si è raggiunto finalmente un accordo sulla Politica agricola comune del futuro, fondata su due pilastri: la transizione verso un’agricoltura più verde e più rispettosa del clima da un lato e, dall’altro, più attenzione ai diritti sociali e al lavoro delle donne e degli uomini occupati nel settore. Un comparto, quello agricolo, sempre più permeato dalla presenza di migranti i quali, tuttavia, sono spesso vittime di abusi, a cominciare dallo sfruttamento e dal caporalato. Ma vittime anche di negligenze, di trascuratezze e di colpevole disinteresse persino da parte di quelle istituzioni che dovrebbero agevolarne l’integrazione sul territorio.

Lunedì 28 giugno, il piazzale del palazzo di governo di Reggio Calabria è stato l’arena di una protesta dei migranti della Piana di Gioia Tauro. Disperati, avviliti dalle logiche soverchianti, a cominciare dalle lungaggini di una burocrazia autoreferenziale che impiega tempi biblici per la disamina di istanze di permesso di soggiorno. Tanto per fare un esempio.
Nelle assemblee di ascolto permanente che svolge la Flai Cgil Gioia Tauro, con lo straordinario ausilio delle sentinelle sindacali Jacob Attah e Mohamed Doumbia, da tempo venivano rappresentati tanti disagi. A cominciare di lamentele di chi di ha presentato debitamente istanza di rinnovo del titolo di soggiorno, corredata da un contratto di lavoro. Chi ha fatto questo percorso poi si trova costretto ad aspettare uno, due, addirittura tre anni senza mai vederselo consegnare, in una totale assenza di spiegazioni sul perché si sia impantanata la pratica. Tanto sono figli del vento, utenti diversi con i quali ci si permette anche questo. Nel frattempo, giungono a termine i rapporti di lavoro. Si comprimono spazi di agibilità individuale. E si torna invisibili. Inesistenti.

Da qui nasce la consapevolezza dei lavoratori dell’importanza di far sentire la propria voce. Inizialmente si è optato per un semplice presidio dinanzi alla Prefettura. Per porre alcuni non rinviabili problemi, tra cui anche la campagna vaccinale che sembra non accorgersi dei migranti insediati negli accampamenti rurali informali e nei ghetti. A poche ore dalla manifestazione, i migranti della Piana hanno deciso di astenersi di lavoro: decidono di scioperare. A Reggio Calabria, avrebbero voluto andarci tutti, ma sanno e capiscono che solo una rappresentanza potrà recarsi nel capoluogo reggino. Da qui la scelta di…

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L’autore: Giornalista e sindacalista, Jean-René Bilongo fa parte della Flai Cgil nazionale in qualità di responsabile del Dipartimento Politiche migratorie e coordinatore dell’Osservatorio Placido Rizzotto


L’articolo prosegue su Left del 2-8 luglio 2021

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