Con l’hasthag #Italianiveri, BlackPost, un progetto editoriale composto quasi esclusivamente da prime o seconde di generazioni di immigrati – che preferiscono la definizione di “nuove generazioni” – lancia una petizione per spronare la politica italiana a realizzare una nuova legge che modifichi le procedure per l’ottenimento della cittadinanza italiana per gli immigrati, soprattutto quelli di minore età. A parlarci dell’iniziativa è Bruna Kola Mece, portavoce di BlackPost, giovane italiana di origini albanesi che dopo aver trascorso gran parte della propria vita a Bergamo ora vive e lavora a Roma. L’intera redazione di BlackPost è composta da ragazze e ragazzi nati da genitori non italiani, spesso nati in Paesi lontani come Messico e Ruanda, che oggi vivono, studiano e lavorano in Italia. Tutti loro hanno dovuto affrontare il grande scoglio dell’ottenimento della cittadinanza, passando attraverso anni di discriminazione, esclusione e inferni burocratici, e lo scopo della petizione da loro lanciata è proprio di far sì che le generazioni future possano integrarsi con maggiore semplicità e in tempi più rapidi, soprattutto nel caso dei minori.
Già oltre 17mila persone hanno sottoscritto la petizione proposta da BlackPost e un gran numero di associazioni e Ong, come Open arms e Baobab experience, si sono schierate a supporto del progetto. «Con questa petizione vogliamo creare un dibattito e sensibilizzare le persone riguardo al tema della cittadinanza», spiega Bruna, «e far in modo che i tempi di ottenimento della cittadinanza si accorcino, perché oltre al problema sociale e politico, ci sono gli anni passati in attesa di essere riconosciuti come cittadini che però nessuno potrà mai restituirti».
Bruna, classe ‘92, oggi vive e lavora a Roma, come moltissimi altri cittadini italiani. Eppure sono solo quattro anni che ha ottenuto la cittadinanza, nonostante la laurea in Scienze politiche, i cicli di studio completati precedentemente e, soprattutto, i 28 anni trascorsi in Italia da straniera. Per strano che possa sembrare, questa è la realtà per chi viene in Italia già da molto piccolo. Si transita dall’infanzia all’età adulta con la sensazione di non essere mai veramente parte di questo Paese. Eppure la lingua, le idee, le abitudini di questi ragazzi e ragazze non si discostano molto da quelli che sono considerati gli “italiani veri”, ovvero i loro compagni di scuola, amici e colleghi.
Il progetto BlackPost per Bruna è un «megafono con cui dare voce a chi voce non ha». E aggiunge: «Noi redattori facciamo le veci dei nostri genitori, come anche degli altri migranti che sono arrivati in Italia nello stesso loro periodo, e stiamo cercando di riscattarli parlando anche a loro nome, poiché questa possibilità di farsi sentire non l’hanno mai avuta». La voce di BlackPost vuole opporsi quindi alle «paure che i media italiani hanno creato rispetto agli stranieri» e la petizione per avere una legge sulla cittadinanza nasce proprio dal bisogno di tutelare e integrare gli stranieri che vivono nel nostro Paese.
Lo spettro della discriminazione per uno straniero è sempre dietro l’angolo, Bruna racconta di averlo incontrato quando si è sentita impossibilitata a partecipare ad attività come gite scolastiche all’estero o di non poter votare – difatti ricorda ancora con gioia la consegna della sua scheda elettorale nel 2018. Discriminazioni come questa, pur non conoscendo età, per le orecchie di un bambino sono sempre traumatiche. «Vuoi o non vuoi, la gente non ti riconosce» spiega Bruna «se non c’è lo Stato a dare un esempio di accoglienza e integrazione, la cittadinanza non si dimostrerà mai accogliente verso lo straniero. Lo Stato deve saper gestire la pluralità che c’è all’interno della società che governa».
«L’intento della petizione è di far arrivare al Parlamento i dati del 2020-2021 riguardo agli stranieri presenti in Italia sprovvisti di cittadinanza e di creare i presupposti per dare vita a una nuova legge sulla cittadinanza o sbloccare i precedenti tentativi di riforma, bloccati ormai da tempo». In Italia infatti l’ottenimento della cittadinanza è disciplinato dalla legge n. 91 del 5 febbraio 1992, intitolata “Nuove norme sulla cittadinanza”, che ne sancisce l’acquisizione iure sanguinis, ovvero nel caso in cui i genitori (biologici e non) sono italiani oppure successivamente al compimento della maggiore età, ma soltanto se si è vissuti in Italia continuativamente per almeno dieci anni. Nel corso degli ultimi anni sono state avanzate proposte di riforma della legge sulla cittadinanza basate sullo ius soli e lo ius culturae, le quali prevedevano rispettivamente l’acquisizione della cittadinanza sulla base della nascita sul suolo italiano o del completamento di un ciclo scolastico di almeno cinque anni in Italia, proposte che andavano in una direzione coerente con i bisogni di integrazione degli immigrati più giovani.
Puoi firmare la petizione #ItalianiVeri di BlackPost cliccando qui. L’illustrazione in alto è di Alagon per SputnInk e BlackPost