Nell’oceano Pacifico intorno alla ex Repubblica di Cina si gioca una partita delicatissima per la pace mondiale alla quale partecipano Giappone, Usa, Australia e India. Tutti uniti contro le mire espansionistiche di Xi Jinping e allo stesso tempo tutti in affari con lui

In un white paper pubblicato nei giorni scorsi, intitolato Difesa del Giappone, il governo di Tokyo ha rotto una serie di tabù che dicono molto riguardo ai delicati equilibri in Asia orientale e sud-orientale, sempre più in bilico tra un fronte anti-cinese, costituito da alcune delle nazioni più potenti del mondo, e la Cina. Da una parte c’è il Giappone, sostenuto dagli altri tre Paesi del gruppo Quad (Usa, Australia, India) e supportato dal dissenso che si sta diffondendo sempre di più tra i popoli d’Asia e d’Occidente nei confronti di Pechino, dall’altra c’è la Cina popolare di Xi Jinping, appoggiata passivamente da una serie di nazioni che dipendono da lei e che preferiscono non inimicarsi la super potenza rossa. Il grosso di questa partita si giocherà su Taiwan e i mari che la circondano, sebbene il bilanciamento del dominio sull’Asia sia in balia di una moltitudine di attori, interessi e pericoli.

Sono passati 50 anni da quando il Giappone ha voltato le spalle alla Repubblica di Cina, conosciuta altresì come Taiwan, in favore della Cina continentale di Mao, firmando un accordo ufficiale con il quale tagliava ogni sorta di relazione con i repubblicani. Oggi, sulla scia di nuove dinamiche geopolitiche, il Giappone torna a riconoscere Taiwan come la nazione indipendente quale è, seppur in via non ufficiale, e si schiera al suo fianco contro l’aggressività diplomatica e militare cinese. Intitolando Difesa del Giappone il suo più recente report militare, il governo di Yoshide Suga lancia indirettamente un allarme rispetto all’atteggiamento tenuto da Pechino nei confronti delle altre nazioni asiatiche, Taiwan in primis. Il Giappone sottolinea come la Cina abbia più volte invaso lo spazio aereo taiwanese con oltre 380 velivoli da guerra. A detta di Mike Studeman, ammiraglio della marina statunitense, l’invasione di Taiwan da parte dell’esercito cinese è solo questione di tempo e, d’altronde, a dirlo è lo stesso Xi Jinping che durante il discorso del centenario del Partito comunista cinese ha ribadito che la riannessione di Taiwan è uno degli obiettivi primari. Proprio in questo frangente Usa e Giappone si sono uniti a favore di Taiwan, che sta lentamente recuperando il proprio posto a livello mondiale come nazione indipendente. Sempre nel medesimo white paper, difatti, il Giappone ha assicurato che difenderà Taiwan nel caso di un attacco o invasione da parte della Rpc.

Anche il deteriorarsi dei rapporti tra Cina e Stati Uniti alimenta i timori giapponesi. Si credeva che l’amministrazione Trump sarebbe stata l’apice del conflitto verbale e diplomatico con Pechino, mentre in realtà il democratico Biden sembra aver preso in eredità il lavoro svolto dal predecessore repubblicano e di volerlo addirittura spingere ancor più in là, parlando apertamente delle violazioni dei diritti umani compiute dalla Cina ai danni degli uiguri e dando tutto l’appoggio possibile alle nazioni che non vogliono sottostare alle pretese cinesi. Un esempio importante è stata la…


L’articolo prosegue su Left del 30 luglio – 5 agosto 2021

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