Pubblichiamo la prefazione di Fiorella Quaranta al libro di poesie di Sanda Pandza “Amare-I respiri dell’essere” (Kimerik)
Amare è una parola che, insieme alla parola vita, è la più bella, la più universale, la più naturale.
Amare è capacità innata degli esseri umani, pensiero degli esseri umani.
I poeti, gli artisti, gli scrittori, tutti hanno provato a raccontarne la bellezza, che è diversa per ognuno perché legata all’unicità dell’essere umano.
Non è mia intenzione, quindi, imbarcarmi in quella che sarebbe una folle avventura: pensare di trovare parole più belle di quelle di tanti poeti che da sempre hanno fatto battere forte il nostro cuore.
Le poesie sono parole messe una dopo l’altra, ma che non seguono alcun ordine.
Sono parole libere, musica, colore, ritmo e calore. Somigliano ai sogni e come i sogni svaniscono e poi ritornano.
Conobbi una donna molto tempo fa che mi chiese aiuto.
Si lamentava perché convinta che tutti gli uomini che incontrava non la amassero abbastanza e nel modo che lei chiedeva.
Con una serie di parole infinite quanto noiose mi spiegava quello che lei intendeva per amore.
Parole vuote, ammucchiate e distratte, registrate e ripetute, a volte persino fastidiose. Parole di vetro.
Fui costretta ad interromperla e le chiesi, prima ancora di poter pensare:
Ma si è mai chiesta se lei sa davvero amare?
Mi guardò, spalancando gli occhi e sul suo volto lessi in un attimo infinito, una serie di espressioni, dal dolore alla paura di cui l’ultima fu sorprendentemente, una grande tristezza.
Non lo so rispose onestamente.
Se lei me lo chiede ora, dottoressa, ecco io… davvero non lo so.
Tacque allora e si mise in ascolto di una storia rubata a chi vivendo me l’aveva raccontata.
Amare è essere e volere che l’altro sia. Pretendere che l’altro sia.
È una parola morbida e forte.
Indissolubilmente legata alle parole identità e realizzazione e per questo ancor più legata alla parola separazione, parole dure, potenti.
È l’alba. Devi andare via..
È guardare l’altro andare via, ma saperlo tenere nel cuore sempre come un battito che riconoscerai ogni volta tra mille e mille battiti, ognuno diverso dall’altro.
Ecco, questo è il suo.
Esserci, sempre. Vedere, sentire, rispettare sempre la libertà dell’altro e non permettere mai che diventi brutto, ma pretendere sempre dall’altro la sua bellezza, perché diventi la tua. È come ballare in fondo.
Non facile direi, ma solo per consolarvi un po’, quella donna alla fine ci è riuscita e ha ballato.
Buona lettura.