«Il dibattito pubblico sulla scuola è del tutto schiacciato sul Green pass: così molti problemi strutturali che ci attendono al rientro in aula vengono oscurati», dicono gli attivisti dell’Unione degli studenti. E lo spauracchio della Dad è lungi dall’essere archiviato

Obbligo di mascherine in classe sì o no, Green pass per il personale scolastico sì o no. Sono queste le discussioni che hanno catalizzato il dibattito pubblico a proposito della riapertura delle scuole. Ma si tratta davvero delle questioni più urgenti da affrontare? Secondo ragazze e ragazzi dell’Unione degli studenti, associazione di sinistra impegnata in molte scuole superiori di tutto il Paese, non è così.
«Lo scorso anno il dibattito era tutto schiacciato sui banchi a rotelle, questo anno sul Green pass, senza che si parli di cosa significa davvero tornare a scuola in un periodo di pandemia», dice Antonia Melaragni, studentessa liceale de L’Aquila e coordinatrice Uds per l’Abruzzo.

«Il nostro sforzo è quello di spostare il focus. Si parla solo di “certificazione verde” e di no-vax. Sul tema dell’importanza del vaccinarsi, noi alunne e alunni delle superiori, che non studiamo medicina, abbiamo poco da dire e ci rimettiamo a quanto dice la comunità scientifica. Che il vaccino stia rallentando la pandemia è un dato oggettivo. Per questo riteniamo che concentrarsi sul dibattito sì-vax / no-vax, sia controproducente e dannoso, perché finisce col dare visibilità a questi ultimi e oscura altri problemi», aggiunge Simone Botti, rappresentante dell’Uds di Milano e studente liceale al Parini.

Anche perché, torna a dire Melaragni «i giovani si sono vaccinati, e se alcuni non lo hanno fatto, spesso per volere delle loro famiglie, la responsabilità è anche del governo e di come ha gestito la comunicazione sull’immunizzazione in questi mesi». Inoltre, secondo gli studenti, concentrarsi solo sul vaccino rischia di farci dimenticare delle altre misure di prevenzione. «Riteniamo importante che si possa accedere al più presto a tamponi gratuiti», prosegue Melaragni, e a chi (anche dal centrosinistra) addita eventuali test gratis come un incentivo ad ottenere facilmente il Green pass senza inoculazione – in sintesi: a non vaccinarsi -, risponde: «Potersi tamponare gratuitamente è importante anche per il fatto che il vaccino anti-Covid non assicura al 100% di non contagiarsi. Ad oggi il tampone deve essere considerato essenziale ed accessibile a tutti, non regge il discorso di chi vorrebbe mantenerli a pagamento».

Insomma, i problemi del rientro in sicurezza in aula vanno ben oltre le modalità di utilizzo del Green pass. «La nostra preoccupazione, ad esempio, è che nonostante tutto si possa tornare alla didattica a distanza all’arrivo della prima variante del virus, perché di fatto i cambiamenti strutturali nelle scuole superiori sono stati pochi», spiega Botti. Le criticità principali individuate ad inizio pandemia, dicono gli studenti Uds, sono state affrontate in modo assai marginale, se non proprio ignorate. Slogan e promesse, in gran parte, sono rimaste lettera morta. Anche per questo lo spauracchio della Dad lungi dall’essere archiviato.

«Sui trasporti, a livello regionale e provinciale, a parte alcune eccezioni, è stato fatto poco, ancora non sono sicuri. A Milano la metà degli studenti affluisce dalla provincia, e la situazione dei mezzi è rimasta pressoché la stessa. Molti sono privati, poi, e sono insufficienti gli strumenti per chi studia per potervi accedere a prezzi calmierati», afferma Botti. Poi, aggiunge, «c’è la questione…»…


L’articolo prosegue su Left del 10-16 settembre 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO