In vista delle elezioni comunali del 3 e 4 ottobre, ecco alcune idee per Roma: dalle periferie ai diritti delle donne, dal problema delle diseguaglianze al lavoro e alla viabilità. Per «una città che risorga dalle sue ceneri pandemiche, scacciando corruzione e malagestione»

Si respira un’aria un poco più pulita, nell’Urbe: dopo la deplorevole cacciata di Marino a suon di carte notarili e superata la sbornia del “voto di protesta”, Roma si avvia necessariamente a passi decisi verso una nuova stagione. Il confronto non è mai stato così aperto ed incerto, un nuovo brio solca l’aria: ognuno di noi spera in una romana fenice, che risorga dalle sue ceneri pandemiche, scacciando corruzione e malagestione. Di lacrime, del resto, se n’è versate a sufficienza. La chiave è la discontinuità: forse è per questa ragione che i sondaggi – di cui non fidarsi, mai – danno la Sindaca uscente in lieve svantaggio. Il suo punto di forza era la diversità, ed oggi ancora di alterità c’è bisogno, per restituire ricchezza e luce a questa città stanca. La discontinuità dev’essere anche nelle idee, nelle proposte, e nei volti.

Noi come Sinistra civica ecologista ci abbiamo lavorato tanto. Guardando al recente passato, ritengo incompleta la “bonifica” del Partito democratico rispetto alle storture dell’era renziana, ma comunque sufficiente a dare credito ad una nuova coalizione convincente, progressista ed inclusiva, per il destino dei romani. Una città che migliori la condizione delle romane soprattutto, che curi chi soffre e difenda le fragilità. Una città in cui si parli della condizione della donna e sia facile accedere ai consultori, a degli sportelli di psicoterapia, e sia possibile abortire se necessario. Una città piena di Lucha y Siesta, Case delle Donne, centri d’aggregazione, di cultura e solidarietà. Spazi collettivi di esercizio della partecipazione e della democrazia, capaci di autodeterminarsi ed offrire arte, bellezza e svago a una metropoli in affanno; che riesca così a guardare il futuro senza angoscia, in cui ognuno senta con fiducia di vivere nel luogo giusto. Una città del lavoro (stabile!), ma anche della cura e soprattutto bella, gioiosa ed adatta ai giovani, stanchi di veder sgomberati, abbandonati o chiusi i luoghi dove hanno costruito la loro socialità, ormai intrappolata in uno smartphone. Una città che riduca le distanze, fisiche e non solo, tra i quartieri. Una città che riduca le disuguaglianze, che combatta la povertà e non i poveri, dalla parte degli ultimi ed antitetica al triste ideale del “decoro” della destra, che di fronte all’emarginazione ed al dolore preferisce nascondere la testa sotto la sabbia, abbandonando e finanche incolpando chi non ce la fa: se la società è drogata, ben venga il metadone di Stato, a disintossicarci poco a poco.

Nel ginepraio di queste elezioni autunnali, Sinistra civica ecologista rischia di essere l’ago della bilancia nel determinare l’accesso al ballottaggio di Roberto Gualtieri, ma sarà in ogni caso un fulcro politico: crediamo di dover spostare a sinistra l’asse della coalizione non solo per la correttezza della nostra visione ecosocialista, ma soprattutto per dare nuova linfa e credibilità ad una compagine che risulti accattivante anche a chi non ci sceglierà dal primo turno, unendo coerenza e strategia. La nostra lista non ha un capolista, ma cinque teste di lista, di cui ben tre sono donne: io sono il più giovane (31) tra queste. Buon segno? Beh, la pluralità è ricchezza, e la gioventù è energia. Provengo dalla storia di LeU, di Sinistra Italiana e Sel prim’ancora, ma oggi questo non conta molto. Una politica migliore, dinamica e giovane è non solo possibile, ma necessaria, e daremo il nostro apporto: credo nel rilancio delle periferie come primo punto. Non solo perché vogliamo una città solidale, unita e coesa dal punto di vista della viabilità, con la cura del ferro, il potenziamento delle metropolitane e delle ciclabili. Abbiamo soprattutto bisogno di periferie belle, vivibili, verdi e pulite, che siano ognuna il centro di sé stessa, piuttosto che un luogo dimenticato, lontano dal centro città. La bussola è questa. Con nuova vita dei quartieri, negli spazi aperti, e specie con la Street Art possiamo restituire quel senso di appartenenza ai cittadini d’ogni quartiere e rione, quel sentimento fiero, di amore per il bello che ci dovrebbe circondare sempre, che ci restituisca la voglia di osservare, criticare e cambiare la realtà a noi intorno, anziché rassegnarsi all’impotenza. Quel sentimento che in fondo è il sale della democrazia, che anche se abiti a Torre Maura ti faccia dire con coraggio “Nun me sta bene che no!”. Mala tempora currunt, ma c’è una gioventù che torna ad impossessarsi della politica, dopo aver sperimentato la sua assenza. A chi si è sentito tradito dalla sinistra dico che per quello che potrò fare con ogni mia forza, non accadrà mai più. Perché la nostra unica forza è la forza della comunità: se non rappresentiamo il nostro popolo, non abbiamo senso di esistere. Invece la destra purtroppo un senso ce l’ha, eccome. Ma è sbagliato.

*-* L’autore: Fabio Perrone è candidato per la lista Sinistra civica ecologista – éviva Roma per Gualtieri sindaco

(nella foto, Street art a Tor Marancia)