Gli investimenti pubblici in Italia sono insufficienti per realizzare un efficace sistema di prevenzione e protezione delle donne costrette a vivere situazioni a rischio

Il femminicidio, una questione politica, culturale, sociale, la più grave e diffusa violazione dei diritti umani. Inizio a scrivere questo articolo e contemporaneamente arriva l’informazione dell’ennesimo femminicidio in Italia: nel Bresciano una donna di 46 anni uccisa con dieci coltellate dall’ex marito. Lei aveva deciso di separarsi da un mese. Lascia due figlie di 21 e 24 anni. Una delle figlie ha assistito al delitto da parte del padre contro la madre. Una tragedia che termina nel peggiore dei modi. Una tragedia annunciata da 70 femminicidi già avvenuti questo anno in Italia, messa in atto, come sempre, da un uomo quando una donna decide sulla sua autonomia e libertà.

Mi trovo a via Tacito all’arrivo di questa notizia, sede di Differenza Donna. La notizia si diffonde e iniziamo a scriverci per reagire subito perché se c’è una cosa che non possiamo permetterci è rimanere ferme, impotenti. Senza intervenire radicalmente nel contrasto alla violenza di genere saremo una democrazia a metà e ci priveremo delle competenze, dei saperi e delle abilità di milioni di donne. Molte di noi attiviste sono in contatto con le donne, bambine e bambini che stanno vivendo situazioni di violenza maschile e di sopravvissute e sopravvissuti al femminicidio della madre, della sorella, della amica e quello che vi diciamo è che tutto ciò non può vederci ferme/i. Abbiamo bisogno di comprendere, di sentire insieme questa tragedia e quindi di reagire.

Molto abbiamo ottenuto a seguito di lotte del movimento delle donne in un…

* L’autrice: Elisa Ercoli è presidente dell’associazione Differenza Donna costituita a Roma nel 1989


L’articolo prosegue su Left del 17-23 settembre 2021

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO