«Vogliamo metterci al servizio della nostra comunità per costruire una città più giusta e più equa di quella conosciuta prima della pandemia di Covid-19».

Virginia Raggi ha prodotto grande delusione in tutti coloro che hanno creduto alle chimere di cambiamento, alle promesse di una larga partecipazione, a un modello di gestione pubblica della città. Abbiamo deciso di candidarci al Consiglio comunale di Roma con Sinistra civica ecologista (Sce) per Gualtieri sindaco con l’ambizione di parlare a questi mondi, senza accontentarci di parlare solo a casa nostra: lo spirito da cui nasce la nostra candidatura nelle fila di Sce è quindi animato dalla volontà di rivolgerci anche alle romane e ai romani che nel 2016 hanno scelto Raggi, perché delusi dalle stagioni politiche precedenti.

Siamo convinti che nella sinistra diffusa della nostra città ci sia una domanda inevasa di democrazia, che aspira ad aggregarsi, a unirsi, a mettersi insieme per costruire un contrappeso politico nei confronti del Pd, una sinistra che sia in grado di costruire un cambiamento sostanziale per Roma. Abbiamo accettato la sfida di partecipare alle elezioni comunali del prossimo 3 e 4 ottobre per aiutare a far emergere quella città spesso “invisibile” e non ascoltata che è già portatrice di alternative. Pensiamo a tutte le realtà impegnate nelle pratiche di mutualismo, di solidarietà, di economia circolare, di consumo alternativo. Più nel profondo, c’è un fermento che in città ci interroga su come cambiare i nostri stili di vita per fare i conti con i limiti del modello di sviluppo attuale. Per questo sentiamo urgente e necessario che Sinistra civica ecologista faccia della rigenerazione sociale e urbana della città e dell’ecologia integrale, i due binari su cui costruire una proposta utile alla città.

Qui vogliamo ribadirlo: in queste elezioni romane, il “voto utile” è davvero quello a Sinistra civica ecologista. Perché il nostro è l’unico progetto ecosocialista che ricostruisce unità a sinistra, che prova a congiungere le forze per non lasciare solamente al Pd il timone della coalizione. Perché la nostra è l’unica forza politica in campo, oltre al Pd, in grado di eleggere una squadra di donne e uomini in Assemblea capitolina e nei Consigli municipali. Noi sosterremo lealmente Roberto Gualtieri e saremo in campo fino all’ultimo minuto disponibile affinché a Roma il centrosinistra possa tornare ad affermarsi.
La storia recente ci dice che le stagioni migliori del Comune di Roma sono state quelle in cui nella coalizione di centrosinistra hanno trovato posto le innovazioni sociali e culturali sperimentate spesso nel rapporto con gli ultimi e nelle periferie. Non dunque le ragioni e i torti del “modello Roma”, ma la spinta innovatrice che le nostre istanze possono imprimere allo sviluppo cittadino se inserite in un quadro di governo. Vogliamo perciò chiarire che scegliere Sinistra civica ecologista vuol dire davvero esprimere un voto per cambiare la città ed impedire un ritorno a ricette del passato.

Lo diciamo a tutti i nostri alleati: a Roma il buon governo non basta. Non possiamo accontentarci di una buona amministrazione che parli solo ai poteri forti, a chi sta bene, senza affrontare di petto una battaglia contro le disuguaglianze e la povertà. Con tutti gli strumenti a disposizione, provando anche innovazioni come quella del “reddito municipale”, già sperimentato da altre città europee come Barcellona. Scegliere Sinistra civica ecologista, insomma, vuol dire scegliere la città accogliente che ospita chi è in fuga verso una vita degna. Vuol dire scegliere la città che ha a cuore i beni comuni. Vuol dire scegliere la città della sanità e della scuola pubblica. Vuol dire scegliere la città di chi non arretra sui valori democratici e antifascisti.
Nei mesi più duri della pandemia e ancora oggi, abbiamo assistito a una straordinaria prova di autorganizzazione dal basso: pratiche di mutuo aiuto innescate nel completo silenzio dell’amministrazione comunale. Ecco, la solidarietà che è scesa in campo non è rappresentata nel dibattito politico odierno. Noi vogliamo provare a dare voce a queste esperienze. Soprattutto perché è da queste esperienze che scaturisce la necessità di una nuova “architettura istituzionale”, un sistema di welfare di comunità incentrato sulla valorizzazione e la partecipazione dell’associazionismo e della cittadinanza al miglioramento della qualità di vita della città. Le idee e le innovazioni in tema di politiche sociali, abitative, culturali, di accoglienza, sono un patrimonio di una parte della nostra metropoli che da tempo è esclusa da ogni forma di partecipazione politica: comitati, movimenti, associazioni, mondo cattolico, terzo settore, sindacati. Un’ancora di salvezza per affrontare anche la transizione ecologica garantendo a tutti i diritti fondamentali.

Vogliamo metterci al servizio della nostra comunità per costruire una città più giusta e più equa di quella conosciuta prima della pandemia di Covid-19.
Lo abbiamo detto vogliamo ribaltare la città e mettere in evidenza le esperienze di chi ha lavorato in questi anni nel silenzio. Le nostre biografie parlano chiaro: parlano di autogestione, di autodeterminazione, di lotte costruite dal basso, di attivismo per i beni comuni e di femminismo. Partendo da qui vogliamo costruire la sfida per rimettere insieme le energie migliori di Roma, di tornare a “pesare” nella politica che conta e, non da ultimo, vogliamo provare a vincere le battaglia nate dal basso anche grazie all’attraversamento corsaro delle istituzioni cittadine. Non ci sfugge, infine, il fatto che se vinceremo nelle città, con il contributo di una sinistra autonoma combattiva capace di accettare la sfida del governo, potremmo riaprire una discussione significativa anche a livello nazionale.
Proviamoci fino in fondo. Proviamoci insieme.

Gli autori: di Michela Cicculli e Sandro Luparelli sono candidati al Consiglio comunale di Roma per Sinistra civica ecologista


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