Interessante leggere come viene presentato da Fsnews il “progetto” romano Campo Urbano. Tale “progetto”, è scritto in un articolo La testata online del Gruppo FS Italiane, «è risultato vincitore del concorso internazionale Reinventing Cities di C40 Cities, relativo al sito di Roma Tuscolana, una competizione globale che mira alla trasformazione di spazi urbani attraverso progetti sostenibili e incentrati sulla comunità per guidare una rigenerazione urbana, decarbonizzata e resiliente». E ancora: «Le aree ferroviarie dismesse di proprietà del Gruppo FS Italiane, oggetto del masterplan, si estendono per oltre 45mila m2 e sono state candidate da FS Sistemi Urbani (Gruppo FS) in collaborazione con Roma Capitale, per la riqualificazione urbana e ambientale in un contesto fortemente urbanizzato, situato in una posizione strategica vicino al centro della città. Le aree ferroviarie di prima dismissione, pari a circa 24mila m2 di superficie territoriale, sono state aggiudicate al team Campo Urbano per circa 12,6 milioni di euro».
Quindi si sta parlando di una vendita dal pubblico al privato di un’area di grandi dimensioni dentro il cuore di una parte di prima periferia della Capitale.
Naturalmente si legge poi che le caratteristiche del progetto sono di «un campus e non un business park…. Un sistema urbano car free che si innesta in un tessuto consolidato, di matrice industriale e residenziale. Rigenerazione urbana, con la leva della cultura e della formazione, un insediamento con residenze, uffici, spazi flessibili e polifunzionali, uno student hotel, un energy center, spazi retail e laboratori, in linea con il modello della città in 15 minuti, in un quartiere ad alta infrastrutturazione».
Ecco che un progetto di evidente carattere privatistico e a fortissima rendita viene marchiato con l’ultima etichetta di moda – Rigenerazione urbana- e sottolineato con termini anglofoni che fanno molto moderna l’operazione.
Una bella idea, riuscire a muoversi e avere tutto alla portata di un tempo umano. Questa idea, lanciata dalla sindaca di Parigi, ora candidata presidente in Francia, Anne Hidalgo, poi ripresa da quella di Barcellona, Ada Colau, sembra diventata un “Label”, un riferimento ideale o una semplice copertura del business as usual?
Se a Parigi si costruisce sulla base di una idea sociale o a Berlino, dove l’amministrazione ha requisito abitazioni per fermare la speculazione, si fronteggiano i grandi poteri, in nome e per conto dell’interesse generale, nella Roma della Raggi, così come nella Milano di Sala, le amministrazioni sono a servizio degli interessi privati e delle speculazioni edilizie.
Così nella area della stazione tuscolana avanza la nuova ed eterna colata di cemento che si abbatte sulla città e sulle aree delle Ferrovie dello Stato, quindi di tutti i cittadini e le cittadine italiane, messi in vendita per coprire i debiti. Il Comune, da parte sua si appresta ad autorizzare la nuova edificabilità senza battere ciglio.
I motivi di questa resa sono inscritti nel modello di città, di paese e di Europa che si va costruendo. Un modello che vede tutte le forze politiche, che nei mass media appaiano come antagoniste, unite nel promuovere le stesse ricette per uscire dalla crisi in cui queste stesse scelte ci hanno condotto.
E poi c’è la spada di Damocle del debito e del patto di stabilità che tutti hanno impugnato dai tempi di Maastricht fino ad inserire il pareggio di bilancio in Costituzione e a traslarlo sugli enti locali spingendoli a vendere patrimonio pubblico e servizi. Con quali effetti lo vediamo con la pandemia, senza aver insegnato visto che si ricomincia con i progetti a favore della rendita privata, mentre si sbloccano gli sfratti e i licenziamenti e aumentano le bollette.
Serve una svolta, una rivolta e una rivoluzione, invece davanti alla catastrofe in cui ci troviamo dopo la pandemia, davanti alle politiche pubbliche a zerbino dei privati, lo scenario di Roma appare desolante.
Movimenti sociali e associazioni ognuno e ognuna chiusa nel proprio specifico e con diverse strategie per “cavarsela” da sola, non sono interessat* a fermare la valanga. Certo è una cosa difficile, ma mentre in altri paesi in Europa e Persino negli Stati Uniti avanza l’idea di far pagare ai ricchi, qui si tratta per salvare la propria pelle.
Eppure c’è una luce che potrebbe far capire da quale parte andare. Una chiave di lettura che potrebbe aiutare a conoscere i passi da fare insieme. Per questo ringrazio Paolo Berdini di essersi messo a disposizione per queste elezioni e di avermi dato la possibilità di esprimere il mio voto per qualcosa che vale davvero fare. Ricostruire un punto di vista e un ruolo del pubblico che si ponga come alternativo alle scelte scellerate che da Veltroni in poi hanno segnato questa città.
Per questo ho scelto di metterci la faccia, di impegnarmi a dare un senso ad un progetto politico che parte da qui, ma non finisce qui. Per questo mi candido nella lista Roma ti riguarda, perché Roma mi riguarda e non lascio alla speculazione, né allo schieramento destra-centro-sinistra che ci governa beatamente, la strada libera e senza resistenza.