«Domani partirò, per una terra a me lontana … per vedere i tuoi colori … per poter sentire i tuoi profumi, i tuoi suoni…». Inizio la mia riflessione sui murales di Passoscuro con i versi di una canzone dei Muvrini, perché è da un po’ di tempo che, riflettendo su che cosa rappresentino in fondo i nostri murales, mi suona all’orecchio la parola con cui inizia questa canzone, “domani”.
La musica di questo gruppo corso ha qualcosa di molto antico, suoni ancestrali che vanno dritti al cuore. Ora, per poter fare un nesso fra quel suono molto antico e la parola “domani”, forse devo ritrovare il filo rosso che è nascosto nel movimento dell’onda che ho dipinto, tre anni fa, sul muro di uno stabilimento balneare.
Ricordo che quando sono usciti i primi articoli di giornale che parlavano dei nostri dipinti, ho sentito più volte dire da qualcuno di noi: “La nostra non è street-art”, “noi siamo diversi”. Incuriosito, ho iniziato a guardare più attentamente i murales che si trovavano ormai un po’ dappertutto, ho sfogliato qualche libro, ho cercato nel web e mi sono reso conto di quanto sia vasto e variegato tutto ciò che sta sotto il nome di pittura murale.
È arte che vediamo sui muri, all’aperto ed è lì per tutti, strumento di comunicazione che parla a chi la guarda. Sui muri si dipinge da sempre. Infatti, la lunga storia della pittura murale, volendo, si può far partire dalle grotte, quando le donne iniziarono a dipingere e incidere sulle pareti.
Non ho qui lo spazio per dilungarmi sull’enorme vastità dell’argomento, vorrei solo ricordare alcune denominazioni che…
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