Mimmo Lucano è stato condannato in primo grado di giudizio a 13 anni e due mesi. Le sentenze non si commentano ma si possono confrontare. Luca Traini, che a Macerata nel 2018 sparò per strada contro alcuni immigrati e ne ferì sei, è stato condannato in via definitiva a 12 anni

Il 3 febbraio 2018, verso le ore 11, a Macerata, furono esplosi alcuni colpi di pistola nel centro cittadino da una vettura in movimento, una Alfa Romeo 147 nera, ferendo diverse persone e colpendo anche negozi ed edifici. I colpi furono esplosi con una Glock 17, pistola semiautomatica calibro 9, davanti alla stazione, in via Velini e in via Spalato, ma anche a Piediripa di Macerata, Casette Verdini, via Pancalducci e Borgo San Giuliano.Tra gli altri, fu colpita anche la sede locale del Partito democratico. Nell’attacco, rimasero ferite sei persone, tutti immigrati di origine sub-sahariana con età compresa tra i 20 ed i 32 anni. Il sindaco di Macerata, Romano Carancini, diramò l’allerta, invitando i cittadini a restare in casa, avvertendo della presenza di una persona che stava sparando in città e informando di aver già fermato il trasporto pubblico e di aver chiesto alle scuole di tenere i bambini all’interno. Per l’attacco venne arrestato Luca Traini, un uomo di 28 anni, il quale, secondo la ricostruzione, sarebbe partito da Tolentino e, dopo aver sparato, sarebbe sceso dall’auto davanti al Monumento ai Caduti cittadino, dove avrebbe fatto il saluto romano e gridato “Viva l’Italia” con un tricolore legato al collo, prima di arrendersi alle forze dell’ordine. Nella sua casa furono rinvenuti elementi riconducibili all’estrema destra, tra cui una copia del Mein Kampf e una bandiera con la croce celtica. Il 24 marzo 2021 è stata confermata dalla Cassazione la condanna a 12 anni di reclusione. Mimmo Lucano è stato condannato in primo grado di giudizio a 13 anni e due mesi: in Italia i migranti conviene ucciderli, mica accoglierli.

Se invece vogliamo parlare di danno erariale allo Stato allora c’è un’altra storia interessante. Il 16 aprile 2012 il Corriere della Sera lancia la notizia secondo cui uno dei fiduciari svizzeri di Pierangelo Daccò, amico di Formigoni e uomo vicino a Comunione e Liberazione riceveva denaro per facilitare le pratiche in Regione. Arrestato per aver creato milioni di fondi neri nello scandalo dell’Ospedale San Raffaele e aver distratto dal patrimonio della Fondazione Maugeri circa 70 milioni di euro sotto forma di consulenze e appalti fittizi, avrebbe pagato viaggi aerei compiuti dallo stesso governatore, da un suo collaboratore, e dal fratello di Formigoni e sua moglie. Tra questi benefici, un viaggio Milano-Parigi da ottomila euro, compiuto il 27 dicembre 2008, pagato da Daccò a Formigoni. Il governatore, però, ha smentito categoricamente i fatti, affermando di non aver ricevuto mai alcun beneficio. Il 19 settembre 2018 Formigoni è condannato in appello a 7 anni e 6 mesi di reclusione. Il 21 febbraio 2019 la condanna è stata ridotta a causa della prescrizione a 5 anni e 10 mesi dalla Corte di Cassazione.

Da una ricerca Eures sugli ultimi 10 anni in Italia si scopre che per l’omicidio volontario la durata media della pena inflitta è di 12,4 anni (il Codice prevede da un minimo di 21 anni all’ergastolo), per l’omicidio preterintenzionale è di 8,8 anni (il Codice prevede da 10 a 28 anni), per l’omicidio colposo 0,5 anni (da 6 mesi a 5 anni per il Codice); 2 anni per la rapina (da 3 a 10 anni) e l’estorsione (da 5 a 10 anni); 0,4 anni per il furto (massimo previsto 3 anni) e per la truffa (da 6 a 12 mesi per il Codice); per la bancarotta 1,3 anni (da 6-24 mesi a 3-10 anni per la “semplice” e la “fraudolenta” per il Codice); 1,1 per la detenzione di armi (da 1 a 4 mesi da 1 a 3 anni) e 1,3 anni per il peculato (da 3 a 10 anni la pena edittale prevista).

Le sentenze non si commentano ma si possono confrontare. Un giudice che commina una condanna quasi doppia rispetto alla richiesta dei magistrati deve avere motivazioni interessanti che aspettiamo. Siamo al primo grado di giudizio ma che l’opera di Mimmo Lucano fosse fastidiosa ce ne siamo accorti (e ne abbiamo scritto) da tempo. E attenzione: contro Lucano si era scagliato il Movimento 5 Stelle (un post di Carlo Sibilia si intitolava “Riace non era un modello: è finita l’era del business dell’immigrazione”, solo per fare un esempio). Le ispezioni contro Lucano furono un’idea di un ministro del Pd (sì, lui, Minniti) all’Interno. Quello di Mimmo Lucano è un processo che testimonia un tempo di cui sono colpevoli anche molti che oggi solidarizzano. Insomma, è una storia che fa schifo dappertutto.

Aspettiamo le motivazioni, piuttosto demotivati.

Buon venerdì.

Foto dalla pagina facebook Riace patrimonio dell’umanità

 

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.