Di temi ce ne sono molti e molti ne usciranno nei prossimi giorni ma qualche riflessione al mattino successivo vale la pena cominciare a farla.
Primo punto, importante per chi passa da queste parti a leggerci: abbiamo passato mesi a sentirci dire che il Paese non vedesse l’ora di andare a elezioni per incoronare Salvini presidente del Consiglio e invece Salvini affonda e si sta trascinando dietro la Lega (ma nella Lega non glielo permetteranno, disfandosene prima). Che non fosse all’altezza di proporsi come federatore a destra (come può federare uno che sa usare solo lo scontro verbale come unico mezzo di confronto e che poi scappa ogni volta che si entra nel merito?) si sapeva benissimo mentre si ribaltava con il moijto in mano. Giorgia Meloni certifica la sua avanzata. Qualche dato, tanto per capirsi: a Milano la Lega è più o meno sugli stessi livelli del 2016 (come se non ci fosse mai stata nessuna esplosione) mentre Fratelli d’Italia quadruplica i voti, a Roma, Fdi si conferma la prima lista di centrodestra come nel 2016 ma cresce quasi del 50%, a Bologna rispetto al 2016 la Lega perde 2,4 punti e si ferma al 7,8%, mentre Fdi cresce dal 2,4% al 12,6%, a Trieste (in un regione governata dalla Lega) Fdi è la prima lista del centrodestra, a Torino Fdi supera la Lega che negli ultimi 6 anni aveva preso almeno il quadruplo dei voti degli alleati. Poi c’è il punto delle candidature: il centrodestra ha dei seri problemi di classe dirigente e per questo è stato costretto a ripiegare (tardi) su candidati vivi di ben poco spessore. Un’ultima notazione: per non smentirsi Salvini riesce ad analizzare il voto dicendo che il problema del centrodestra è la tempistica delle candidature, dimostrando come sempre di riuscire solo a parlare d’altro per non rispondere sul punto. Avanti così.
Enrico Letta sta sereno, questa volta sul serio. Sfiora il 50% con la sua candidatura personale a Siena, il Pd funziona e senza nemmeno avere candidati così appetibili. Ora bisognerà vedere Roma ma nel complesso il risultato è ottimo, sicuramente. La sensazione è quella di un’apertura di credito da parte dell’elettorato che ora bisognerebbe capitalizzare, magari prendendo posizioni chiare anche se nel governo Draghi. Dice Letta che il vento è cambiato ma la sensazione è che il centrodestra abbia fatto molto da solo.
Il Movimento 5 Stelle crolla, inutile girarci intorno. Perde male Torino e Roma e praticamente scompare a Milano. Nel 2016 furono conquistate con l’antipolitica ma alla prova della politica ne sono usciti male (Virginia Raggi molto meglio di come molti prevedevano). Il bivio è consistente e sarebbe da chiedersi (come ha già fatto Prodi) quanto convenga al Pd allearsi con un partito che porta pochissimi voti e parecchio malumore tra i suoi elettori. Sarà un passaggio inevitabile.
Calenda come al solito vince su twitter. Qualcuno dei suoi fa notare che la sua lista a Roma abbia preso quasi come il Pd dimostrando poca dimestichezza con la politica (confrontare un candidato con un’unica lista a un candidato con più liste è come pesare le mele in litri, complimenti). C’è anche un piccolo particolare: i voti di Calenda vengono da fazioni talmente opposte che tenerli insieme sul piano nazionale appare piuttosto difficile. Tra l’altro a farlo c’è un certo Draghi, al momento.
A proposito, e la brillantissima Italia Viva del brillantissimo Matteo Renzi? Vale la pena leggere il tweet del dirigente Ettore Rosato: «Ufficiale: il nostro Alessandro Di Santo eletto sindaco #Castelvenere (Bn) con l’89% dei voti, mentre a #Terzorio (Im) altro splendido risultato per Valerio Ferrari riconfermato sindaco. Congratulazioni a entrambi! #ItaliaViva». Non serve nemmeno aggiungere altro.
Buon martedì.
nella foto da sinistra: Francesco Patamia, Antonio Tajani, Luca Bernardo, Matteo Salvini, Maurizio Lupi, Ignazio La Russa, Carlo Fidanza, Milano 30 settembre 2021
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