Sono tante le norme di civiltà che ancora mancano in Italia. In un inserto SPECIALE su Left ne abbiamo richiamate alcune, ben consapevoli che su certe questioni serve anche un profondo cambiamento culturale

Dallo ius soli all’eutanasia legale, al ddl Zan. Dalla legge contro il consumo di suolo a quella contro le delocalizzazioni selvagge e per imporre sanzioni a chi non rispetta le norme di sicurezza sul lavoro. Sono tante le norme di civiltà che ancora mancano in Italia. In questo speciale di Left ne abbiamo richiamate alcune ben consapevoli che su certe questioni serve un profondo cambiamento culturale. Non bastano le leggi. Ma tuttavia sono irrinunciabili e non più rimandabili. A cominciare da una buona legge sulla cittadinanza. La Repubblica deve riconoscere il pieno diritto che spetta ai giovani cittadini italiani ancora senza cittadinanza. Per rispondere a un vulnus di democrazia inaccettabile in un Paese civile e che ancora persiste nonostante le buone parole e le promesse di Pd e M5s, che quando erano in posizioni di governo tali da poter far passare questo provvedimento non sono stati conseguenti. Va dato atto al segretario del Pd, Enrico Letta, di aver rilanciato la battaglia, anche se è ben noto che difficilmente troverà ascolto la proposta nel draghiano patto di unità nazionale che comprende anche la Lega.

Eutanasia legale: 1 milione e 221 mila firme sono state depositate dalla associazione Luca Coscioni alla Corte di cassazione per il referendum a favore della legalizzazione dell’eutanasia per persone affette da malattie organiche irreversibili. È stato possibile dopo la Consulta si è pronunciata contro il fascista Codice Rocco dando, nel settembre del 2018, un anno di tempo al Parlamento per legiferare sul tema. Ma nulla è stato fatto. C’è stata invece una valanga di sottoscrizioni al quesito referendario per l’abrogazione parziale del reato di omicidio del consenziente ancora oggi in vigore. In un Paese dove il 56% degli elettori ha disertato i seggi per eleggere il proprio sindaco, moltissimi giovani sono andati a firmare per questo referendum, anche se hanno una vita davanti, anche se non è un loro problema personale. Lo hanno fatto per una questione di umanità. Chi dice che la facilità di partecipare ai referendum – grazie anche alla possibilità di sottoscriverli con firma digitale – sia una forma di democrazia plebiscitaria e diretta sostitutiva del potere legislativo dimentica che i referendum ammessi in Italia sono solo abrogativi e dunque dialettici rispetto all’attività del Parlamento, non certo alternativi al fondamentale lavoro dell’Aula.

E ancora, volendo parlare seriamente di transizione ecologica e di tutela dell’ambiente, è necessaria e urgente una legge contro il consumo di suolo, che in Parlamento è ferma dal 2012.

Più urgente ancora è applicare pienamente le leggi che ci sono per fermare la strage quotidiana di morti sul lavoro. Nuove assunzioni di ispettori sul lavoro sono state spesso annunciate e mai concretizzate. Sanzioni per le imprese che non sono in regola dal punto di vista della sicurezza sono state annunciate dal ministro Orlando, ne aspettiamo l’attuazione. E potremmo continuare a lungo parlando di una attesa legge contro le delocalizzazioni selvagge. Se ne parla da tempo. Intanto gli operai della Whirpool sono stati licenziati. Parliamo di una multinazionale non in crisi e che ha preso finanziamenti pubblici in Italia. Diritti civili e diritti sociali, tra i quali anche il diritto a un salario minimo, debbono andare di pari passo, in una prospettiva di progresso democratico, non ci stancheremo mai di ripeterlo.

Foto di Sharon McCutcheon da Pixabay


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Direttore responsabile di Left. Ho lavorato in giornali di diverso orientamento, da Liberazione a La Nazione, scrivendo di letteratura e arte. Nella redazione di Avvenimenti dal 2002 e dal 2006 a Left occupandomi di cultura e scienza, prima come caposervizio, poi come caporedattore.