L’attacco alla scuola pubblica e al diritto costituzionale all’istruzione, che solo apre l’accesso all’ascensore sociale e riduce le disuguaglianze, si rinnova oggi attraverso quegli insegnanti che auspicano l’eliminazione delle prove scritte, tra cui il tema di italiano, dall’esame di maturità

Gli esami di maturità dovrebbero iniziare il prossimo 22 giugno, secondo il calendario classico con il tema di italiano. Dovrebbero, ma una petizione di studenti chiede al ministro della Pubblica istruzione Patrizio Bianchi la soppressione delle prove scritte, per continuare con la prassi sperimentata nei due anni di emergenza pandemica: un solo maxi colloquio orale a partire da una tesina elaborata dallo studente a casa, durante il quale i ragazzi sono interrogati da una commissione composta da docenti interni e da un presidente esterno.
La petizione online, mentre andiamo in stampa, ha superato le 25mila firme sulla piattaforma Change.org. «Noi studenti maturandi – inizia il documento – chiediamo l’eliminazione delle prove scritte all’esame di maturità 2022, poiché troviamo ingiusto e infruttuoso andare a sostenere un esame scritto in quanto pleonastico, i professori curricolari nei cinque anni trascorsi, hanno avuto modo di toccare con mano e saggiare le nostre capacità. Inoltre abbiamo passato terzo e quarto anno in Dad, penalizzandoci, distruggendo parte delle nostre basi che ci sarebbero dovute servire per l’esame. L’ulteriore stress di un’esame scritto remerebbe contro un fruttuoso orale indispensabile come primo passo verso l’età adulta. Sicuri di un positivo riscontro le porgiamo i più cordiali saluti».

Lo spettro della fatidica prima prova preoccupa gli studenti più del solito a causa della formazione difettosa, che il testo impietosamente rivela, rendendo comprensibile la richiesta. E tuttavia persiste, rappresentata dalla petizione minoritaria di un’insegnante (Ilaria Rizzini, insegnante di italiano, latino e greco ad un classico di Pavia, la sua istanza ha raccolto meno di duemila firme, ndr), l’esigenza di una risposta da parte di istituzioni ed educatori che stabilisca il ripristino delle prove scritte.
Ma con sorpresa apprendiamo dalla testata online La tecnica della scuola che una dirigente scolastica veneta divulga e sostiene l’appello studentesco. La lunga lettera invita a sorvolare sulla forma della petizione e, paradossalmente, allo stesso tempo avanza numerose critiche alla prova scritta di italiano, ricordando che la vetusta struttura dell’esame di Stato risale al 1923, e che a poco o nulla è servito il “bailamme” (sic) dei tentativi migliorativi: la filosofia di fondo è rimasta la stessa, mentre nel frattempo il mondo…


L’articolo prosegue su Left del 5-11 novembre 2021

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