Ottenere vantaggi politici ed economici dall’epidemia di Covid-19, propalando fake news e ordinando test di farmaci fasulli su cavie umane ignare, incurante del rischio di produrre un genocidio. Sono alcune delle accuse contro il presidente del terzo Paese al mondo più colpito dalla pandemia

Crimini contro l’umanità, diffusione di epidemia, violazione di misure sanitarie preventive, ciarlataneria (abuso della credulità popolare), istigazione al crimine, falsificazione di documenti, uso irregolare di fondi pubblici, prevaricazione e reati di responsabilità, tra cui l’aver violato i diritti sociali del suo popolo. Sebbene avesse queste accuse sul groppone, quando il presidente del Brasile Jair Bolsonaro è atterrato a Roma a fine ottobre per partecipare al G20, lo ha fatto con la leggerezza di una piuma. La stessa “leggerezza” che ha spinto la giunta leghista di Anguillara veneta a conferirgli l’1 novembre la cittadinanza onoraria, nonostante fossero pubbliche le conclusioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid-19 istituita in Brasile, che dopo sei mesi d’indagine – con i capi d’imputazione appena elencati – ha raccomandato di procedere contro Bolsonaro e i suoi figli, Flavio ed Eduardo, e altre 66 persone, tra ministri ed ex ministri, deputati, imprenditori, medici e dipendenti pubblici.

Che cosa è accaduto per arrivare a una richiesta tanto grave e importante?
Il rapporto finale della Commissione è stato approvato il 27 ottobre da 7 senatori su 11, scelti tra maggioranza ed opposizione. Sulla base delle indagini esperite, i 7 “colpevolisti” si sono formati la convinzione che i soggetti coinvolti facessero parte di una «intricata organizzazione» che agiva «al di fuori del controllo ufficiale del potere pubblico» con «ingenti risorse finanziarie e sofisticate tecnologie» allo scopo di «influenzare l’opinione pubblica» ed «istigarla a delinquere», cioè, a non rispettare le norme rivelatesi più efficaci nel contrastare la diffusione dell’epidemia.
L’«intricata organizzazione», stando all’inchiesta, risulta capitanata dal presidente della Repubblica che, in sinergia con le forze arruolate sin da marzo 2020, già al presentarsi dei primi casi di Covid-19 in Brasile, si è impegnato «deliberatamente» ad indurre la popolazione brasiliana ad esporsi ad una «contaminazione di massa».
La struttura criminale gerarchica è stata ricostruita nel rapporto finale della Commissione, individuando diversi livelli di potere. Il nucleo di comando, composto dal presidente e dai suoi figli; il nucleo programmatore, conosciuto come “gabinete do ódio” e costituito dal personale adibito a raccogliere dossier sulle personalità da colpire; il nucleo politico, formato da parlamentari, politici, autorità e leadership religiose in grado di persuadere la popolazione a disubbidire alle norme sanitarie; il nucleo di produzione e disseminazione, costituito da influencer, blogger, media organizzati e «fabbriche di troll e bot», cioè, generatori di profili falsi e virtuali creati per gonfiare il numero di “like”, di condivisioni e visualizzazioni delle fake news rilanciate da…


L’articolo prosegue su Left del 5-11 novembre 2021

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