La legge contro i femminicidi e per le vittime di reati intenzionali violenti non indennizza tutti i sopravvissuti

La storia di Giovanna Zizzo parte da San Giovanni La Punta, in provincia di Catania. In una notte di agosto del 2014 il suo ex marito, allontanato perché aveva un’altra relazione, ha compiuto un gesto atroce per un uomo e per un padre.
Ha riversato la propria ferocia sulle figlie con cui dormiva, uccidendone una col coltello, Lauretta di 11 anni, e ferendo gravemente l’altra, Marika.
Le urla hanno svegliato gli altri due fratelli che erano in un’altra stanza. Marika restò in coma per alcuni giorni. Da quel giorno Giovanna combatte con dignità una battaglia quotidiana per garantire una vita ai tre figli, dando loro un esempio di coraggio. Un’impresa non facile. Al dolore per la figlia persa si è aggiunta l’assenza di sostegno delle istituzioni locali.
Giovanna cresce i figli da sola e ha soltanto il reddito di cittadinanza, vivendo con i genitori, in una Sicilia dove è difficile avere un futuro per chi è giovane.
Conoscevo la vicenda prima di essere eletta in Parlamento e ora, con altri colleghi, ho cercato di portare il caso alle istituzioni nazionali. Mi batto perché a Marika possano giungere aiuti e sostegno dallo Stato. La legge in vigore contro i femminicidi e a favore delle vittime di reati intenzionali violenti offre un indennizzo ai sopravvissuti, ma non a tutti. Giovanna Zizzo ha avuto diritto ad un aiuto ma non i figli. Neanche Marika, oggi una giovane donna carica di dolore, che dopo aver visto morire la sorellina fra le proprie braccia, il coma e 80 punti di sutura ha ottenuto solo il rimborso per le spese sanitarie.
Questo stabilisce l’art 14 della legge 122/2016 che ha introdotto il Fondo per l’indennizzo. Giovanna Zizzo ha incontrato nel 2018 l’allora ministro Bonafede – l’accompagnai io stessa -. Poco dopo fu elaborata la cosiddetta legge “Codice rosso”, furono stanziati nuovi fondi e ampliati i casi di indennizzo, ma fra questi non rientra Marika. Con altre colleghe abbiamo scritto al prefetto Cardona, oggi Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso e dei reati intenzionali violenti, presso il Viminale esponendogli questo e altri casi. A giugno del 2021, in conferenza stampa, ha promesso di trovare una soluzione per una vicenda considerata “atipica”. La normativa è progredita ma non è ancora sufficiente. Non è solo una questione economica ma …

*L’autrice: Simona Suriano è deputata iscritta al Gruppo misto


L’articolo prosegue su Left del 26 novembre 2021

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