Ostacolare in ogni modo, con un esercito di medici obiettori, chi sceglie di abortire. Propalare il dogma antiscientifico che l’aborto sia un omicidio. E, ultima novità, considerare «martiri» i feti abortiti. Così la Chiesa combatte la sua feroce battaglia contro l’identità e la libertà delle donne

«L’aborto è un omicidio e non è lecito diventarne complici». «Tra le vittime della cultura dello scarto ci sono i bambini che non vogliamo ricevere, con la legge sull’aborto che li rimanda al mittente e li uccide. E questo è diventato normale, una abitudine, una cosa bruttissima, un omicidio». E ancora. «È giusto fare fuori una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per eliminare un problema?». Solo negli ultimi due mesi papa Francesco è intervenuto per ben tre volte senza mezzi termini rimarcando qual è la linea della Chiesa in tema di interruzione volontaria di gravidanza e come si devono comportare (in Italia ma non solo) i medici, gli anestesisti e i farmacisti cattolici di fronte a una donna che intende esercitare il diritto di scegliere se abortire o no.
Come accade sempre quando parla Bergoglio, le sue parole veicolate dalle veline della sala stampa vaticana sono state prontamente rilanciate dai media generalisti italiani senza alcun filtro critico. E come sempre nessun politico o rappresentante delle nostre istituzioni si è sentito in dovere di alzare laicamente un argine a difesa del diritto dell’autodeterminazione della donna e delle evidenze scientifiche in tema di aborto.
Fatto sta che l’attacco alla legge 194/78 basato sulla credenza che l’embrione e il feto siano persona, la negazione dell’identità femminile e la chiamata alle armi dei medici obiettori sono una costante di questo papato (curiosamente definito “progressista” anche a sinistra). E stando ai…


L’inchiesta prosegue su Left del 26 novembre 2021

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SOMMARIO

Scrivevo già per Avvenimenti ma sono diventato giornalista nel momento in cui è nato Left e da allora non l'ho mai mollato. Ho avuto anche la fortuna di pubblicare articoli e inchieste su altri periodici tra cui "MicroMega", "Critica liberale", "Sette", il settimanale uruguaiano "Brecha" e "Latinoamerica", la rivista di Gianni Minà. Nel web sono stato condirettore di Cronache Laiche e firmo un blog su MicroMega. Ad oggi ho pubblicato tre libri con L'Asino d'oro edizioni: Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L'Italia, la Chiesa e i desaparecidos (2015); e uno con Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera: Giustizia divina (2018).