«Il vaccino è un’arma straordinaria per ridurre i casi di malattia grave e quindi le ospedalizzazioni e i decessi» ma ci sono anche «armi integrative a cui non possiamo rinunciare», dice Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Ecco come dovremmo ricalibrare la lotta al virus, per contenere la quarta ondata e ridurre i rischi di nuove varianti come Omicron

Vaccino, vaccino, vaccino. Dalle parti di Palazzo Chigi è il mantra che viene ripetuto ad ogni piè sospinto come ricetta per fronteggiare la nuova ondata della pandemia. E per fortuna, verrebbe da commentare. Ma c’è un rischio. Un’attenzione del tutto focalizzata verso l’immunizzazione, pur fondamentale, rischia di soppiantare quella verso le altre misure di prevenzione e di contrasto al virus, altrettanto importanti, in particolare in una fase di crescita dei contagi e con una nuova variante potenzialmente assai pericolosa come quella “sudafricana” ribattezzata Omicron. Se è indubbio che «il vaccino è un’arma straordinaria per ridurre la malattia grave che causa ospedalizzazione e decesso» abbiamo anche a disposizione «armi integrative a cui non possiamo rinunciare», ci dice Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe, con il quale abbiamo fatto il punto della situazione sull’emergenza sanitaria.

«In Italia, al 29 novembre, sono 6.870.040 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto nessuna dose di vaccino – spiega il presidente -. Negli ultimi venti giorni i nuovi vaccinati oscillano tra 127.640 e 167.621 a settimana, numeri apparentemente esigui, ma che dimostrano che c’è ancora un margine per convincere gli scettici, prima di arrivare allo zoccolo duro dei veri no-vax». E sul fronte delle terze dosi? «Stanno accelerando: nella settimana 22-28 novembre sono state somministrate 1.650.984 dosi, in media 235.855 al giorno, ma rispetto ad una platea di 14.330.747 persone, che peraltro aumenta di settimana in settimana, solo il 41,4% ha effettuato la terza dose. In particolare, se negli over 80 abbiamo raggiunto il 50,1%, nella fascia 70-79 siamo al 17,9% e nella 60-69 al 14%».
Nel frattempo, nell’ottica di promuovere la vaccinazione e prevenire nuovi contagi, ricoveri e morti, il governo ha varato il decreto “Super green pass”.

L’obbligo vaccinale viene esteso alla terza dose e aumentano le categorie che lo devono rispettare: a medici e infermieri si aggiungono il personale amministrativo della sanità, i docenti e gli amministrativi della scuola, i militari, le forze di polizia e gli operatori del soccorso pubblico. Inoltre la validità del green pass viene ridotta da 12 a 9 mesi e l’obbligo della certificazione verde viene estesa a: alberghi, trasporto pubblico locale, treni regionali.

Infine, a partire dal 6 dicembre, arriva il cosiddetto “green pass rafforzato” o “super green pass”, che possono ottenere solo vaccinati o guariti. Il nuovo certificato sarà necessario per accedere a spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche. Il provvedimento stringe il cerchio attorno a chi ancora non intende vaccinarsi, ma non è facile prevedere quale sarà il suo reale impatto nel fronteggiare la nuova ondata. «Al momento era l’unica soluzione per garantire l’irreversibilità delle riaperture con l’obiettivo di ridurre la circolazione del virus e, soprattutto, l’impatto sui servizi ospedalieri che, a normativa vigente, farebbero scattare le zone colorate – dice Cartabellotta -. In ogni caso, se l’aumento di nuovi vaccinati potrà essere attribuibile in larga misura alla “spinta gentile” del super green pass, è impossibile stimarne l’impatto sui nuovi contagi perché questi sono influenzati da numerose variabili confondenti: coperture vaccinali, riduzione dell’efficacia vaccinale, velocità di copertura con le terze dosi, aderenza della popolazione a misure non farmacologiche quali mascherine, distanziamento, igiene delle mani».

Se non si potrà calcolare in modo preciso la capacità del decreto Super green pass nel frenare i contagi, sarà altrettanto irrealistico pensare di poter verificare in modo diffuso e puntuale sul territorio italiano che le disposizioni in questione siano rispettate. Sebbene il decreto…


L’articolo prosegue su Left del 3-9 dicembre 2021

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