«Serve subito una norma contro le delocalizzazioni e una sul salario minimo» dice a Left il vicesegretario Pd Giuseppe Provenzano. Segnando un percorso per sanare quella frattura del partito col mondo operaio che «ha rischiato di diventare insanabile negli anni del renzismo»

Spesso è nel mirino delle destre, infastidite dal suo eccessivo rigore antifascista (come quando ha definito Fratelli d’Italia “fuori dall’arco democratico e repubblicano”, dopo le reazioni ambigue di Meloni all’aggressione alla Cgil). Ma talvolta viene osteggiato anche nel centrosinistra, in virtù delle sue posizioni considerate eccessivamente “estremiste”. Il “discepolo” e amico di Emanuele Macaluso, ex ministro per il Sud nel Conte II e attuale vicesegretario del Pd, Giuseppe Provenzano, ha di fronte a sé una missione non semplice. Quella di riavvicinare i lavoratori ad un partito che per qualche decennio si è dimenticato di loro. A partire dallo stimolo di un sondaggio della rivista Usa Jacobin e di YouGov, che indica quali sono le tematiche e il lessico di sinistra che più attraggono la working class (v. l’approfondimento a pag. 30, ndr), gli abbiamo chiesto qual è la ricetta che intende seguire e quale direzione sta prendendo il Partito democratico su diritti sociali e civili.

Secondo una rilevazione Ipsos, se votassero solo gli operai il Pd si fermerebbe all’8,2%. Perché?
La frattura tra voto operaio e sinistra non è nuova. E credo si sia approfondita con la nascita del Pd, che si era fondato su un’ambiguità, ossia sull’idea che non esiste conflitto tra Capitale e Lavoro. E che non aveva posto sufficientemente al centro della sua proposta politica il tema della lotta alle disuguaglianze sociali, in una fase in cui esplodevano, con la crisi economica del 2008. Questa frattura ha rischiato di diventare insanabile negli anni del renzismo. Per le parole pronunciate allora, per un Jobs Act di cui, persino al di là del merito di quella riforma, bisogna ricordare la carica ideologica di attacco al lavoro e al sindacato che ha rappresentato.

È come se per lungo tempo ci si sia dimenticati dei lavoratori…
C’è stato un mancato riconoscimento del mondo operaio, della sua condizione, che è la prima forma di ingiustizia. Le forze del centrosinistra degli anni Novanta e Duemila avevano persino smesso di pronunciare la parola “operai”. C’era una vera e propria rimozione di questo tema, come se…


L’intervista prosegue su Left del 10-16 dicembre 2021

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