A 35 anni Gabriel Boric è diventato presidente del Cile, senza barattare i propri ideali. Qui da noi, in Italia, difficilmente un leader così giovane avrebbe avuto la possibilità di giocarsi le sue carte

A 35 anni qui in Italia, se ti capita di fare politica, sei considerato il “delfino di” oppure sei considerato una “promessa”. Accade nella politica e nel lavoro. A 35 anni hai abbastanza forze per faticare ma hai faticato troppo poco per dirigere, secondo il mantra di quelli che non vogliono mollare il posto di comando fino all’ultimo secondo. A 35 anni sei una promessa e ti concedono perfino il lusso di atteggiarti da buonista, da ecologista, da femminista: ti concedono di parlare di diritti perché i diritti e il futuro, qui da noi, sono come la delega dell’assessorato alla Cultura, una roba che si dà ai giovani volenterosi come premio per trastullarsi.

A 35 anni Gabriel Boric è diventato presidente del Cile. E non si è smussato, per niente, rispetto ai tempi in cui era un leader studentesco. Certo ha studiato molto, certo ha affinato il suo modo di fare politica ma i temi sono sempre gli stessi. Ha sconfitto al ballottaggio Jose Antonio Kast, uno fiero di essere di estrema destra che poi, come quasi tutti quelli della sua risma, ha finto di fare il moderato quando gli è venuta la paura di perdere. Uno di quelli che ingrossano il proprio bacino di voti sparandole sempre più grosse che poi si traveste da statista per risultare credibile. Ogni riferimento a robe di casa nostra non è per niente casuale.

Pochi minuti dopo la vittoria Boric è salito su un palco improvvisato sull’Alameda, ha toccato tutti temi a lui cari: i bambini, le donne, l’orario di lavoro, le pensioni, la salute e la educazione pubbliche, l’ambiente, l’acqua, i diritti umani e ovviamente la difesa del lavoro della Assemblea costituente. Ma ha parlato da “presidente di tutti”, considerando un’opportunità più che un limite l’equilibrio di forze nel nuovo Parlamento, promettendo che farà un governo aperto.

Certo c’è finalmente lo scrollarsi di dosso Pinochet ma un 35enne che vince così largamente (con la vittoria più ampia nella storia del Cile) rende perfettamente l’idea di quanto sarebbe impossibile qui che un leader così giovane diventi leader, sia candidato e abbia gli strumenti per potersela giocare fino in fondo. Ora, vedrete, la tratteranno come una notizia isolata, anche un po’ esotica. A proposito: il suo avversario Kast si è congratulato con Boric per il suo «grande trionfo», aggiungendo che «da oggi è il presidente eletto del Cile e merita tutto il nostro rispetto e la collaborazione costruttiva».

Non serve nemmeno aggiungere altro.

Buon martedì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.