«Painting is but another word for feeling» La pittura non è che un altro modo per dire sentire”- è la frase che accoglie il visitatore, lo cattura e lo accompagna come un leit motiv per tutta la bellissima mostra del grande paesaggista John Constable (1776-1837), massimo esponente della pittura romantica inglese insieme al contemporaneo Joseph M. William Turner (1775-1851). La mostra John Constable, paesaggi dell’anima alla Reggia di Venaria fino al 5 febbraio è curata da Anne Lyles e organizzata in collaborazione con la Tate Britain che possiede la più importante collezione del mondo di opere di Constable. (E in partnership con la Fondazione Torino Musei e con la Gam Galleria d’Arte Moderna di Torino). Ospitata nello splendido e monumentale scenario della Reggia sabauda, la mostra si impone in tutta la sua semplice maestosità lungo un percorso espositivo raccontando cronologicamente la vicenda artistica del maestro della pittura romantica inglese.
Tra le oltre cinquanta opere figurano anche dipinti di artisti, a lui coevi, quali, Turner, John Linnell, Benjamin West ed altri. L’esposizione che si articola in sei sezioni tematiche (1. Suffolk, 2. Dipingere la natura, 3. Le prime influenze e i pittori contemporanei, 4.Via dalla città: la campagna di Hampstead e la malattia della moglie, 5. il mare di Brighton e la cattedrale di Salisbury, 6. Gli ultimi anni di vita.) comprende gli schizzi e i dipinti di piccole dimensioni realizzati ad olio en plein air, suo tratto distintivo tra 1809 e 1829, fino ai più importanti e vasti paesaggi romantici, six footers, (sei piedi, nda) dipinti a larga scala ed eseguiti anche in studio. Per Constable la pittura all’aperto, utilizzata nel XVII secolo come pratica formativa, consentiva di catturare l’essenza della Natura, ”la sorgente da dove tutto deve nascere”. Secondo l’estetica di Immanuel Kant, Constable raffigura una Natura pittoresca, ospitale e rassicurante mentre il suo conterraneo Turner si distingueva come pittore del Sublime, e cioè di una Natura che affascina ma insieme suscita terrore nell’uomo.
Predestinato dal padre, proprietario di due mulini ad acqua, situati lungo il corso del fiume Stuor, a diventare erede della sua attività di mugnaio, nel 1799, John, il cui sogno era, diventare un artista, lasciò la contea di Suffolk, nella regione dell’East Anglia, recandosi a Londra per frequentare la Royal Academy of Fine Arts. Negli anni formativi si esercitò a lungo sui grandi maestri, mostrandosi sensibile all’opera di Thomas Gainsborough, e ai paesaggi classicisti di Nicholas Poussin e Claude Lorrain, in auge tra la fine del XVIII e i primi del XIX secolo. Iniziò ad esporre per la prima volta i suoi paesaggi nel 1802 ma dovette attendere il 1819 per diventarne membro “associato” e il 1829 per esserne nominato Accademico a pieno titolo. Nonostante l’abilità nel disegno anatomico, la sua affermazione come artista fu molto lenta forse proprio a causa dei suoi paesaggi che niente avevano a che vedere con il “paesaggio ideale”. Pur avvalendosi delle leggi e delle dinamiche che governano la natura Constable non la imitava, e neppure la idealizzava; amava dipingere il paesaggio che lo circondava in modo diretto senza contemplazione; un’identificazione panteistica dell’artista nel paesaggio naturale, con lo scopo di scoprire lo” spirito” della natura stessa, un’idea decisamente rivoluzionaria per il tempo.
I luoghi della sua pittura diventarono così i luoghi dei suoi “affetti”, forse luoghi dell’anima, quelli a cui è sentimentalmente legato, come scrisse il suo principale biografo Charles Robert Leslie.
I numerosi schizzi amatoriali e i bozzetti ad olio realizzati in gioventù all’aperto, realizzati su tele di piccole dimensioni ritraggono le rive dello Stour, le campagne di Dedham e il paesaggio nei pressi del Mulino di Flatford: “Collego la mia infanzia spensierata a tutto ciò che circonda le rive del fiume Stour. Esse hanno fatto di me un pittore e ne sono grato”.
Gli scenari bucolici dove trascorse la fanciullezza rimasero i soggetti preferiti di Constable, che continuò a dipingere affidandosi alla memoria anche quando, dopo il matrimonio nel 1816 con il suo primo grande amore, Mary Bicknell (insieme ebbero sette figli), non trascorse più molto tempo nel Suffolk, stabilendosi invece nel quartiere londinese di Bloomsbury. In seguito, quando la moglie si ammalò di tubercolosi, Constable iniziò a spostarsi in una serie di località più salubri per la salute dell’ amata, sebbene mai al di fuori della Gran Bretagna cominciando a dipingere i nuovi luoghi che via via frequentava. Nel 1819 si trasferì a Hampstead, in campagna, a nord di Londra dove fu rapito dagli angoli nascosti del villaggio e dal paesaggio, che si snodava in sentieri e specchi d’acqua. Ma è qui che l’artista dipinse i suoi famosi studi ad olio del cielo, elemento naturale che aveva iniziato a studiare già a partire dal 1803 e al quale dedicò centinaia di tele, insieme agli effetti delle nuvole in forme infinite e in innumerevoli variazioni cromatiche e luministiche, componenti fondamentali del paesaggio britannico, interpreti di una Natura madre e matrigna, in accordo con la sensibilità romantica del tempo. Lo stesso soggetto venne studiato in diverse stagioni dell’anno ma anche in differenti momenti di uno stesso giorno registrando in appunti o direttamente dietro gli schizzi le osservazioni dei fenomeni atmosferici. Dal 1824 al 1828 Constable si trasferì a Brighton, sulla Manica, con la speranza che il clima marino più mite potesse contribuire alla guarigione della moglie che invece morì, nel 1828, a soli quarant’anni e della cui perdita non si riprese più.
E’ di questi anni uno dei suoi dipinti più grandi e ambiziosi, The Chain Pier di Brighton , esposto presso la Royal Academy nel 1827 che ritrae pescatori che riparano le reti e gente al passeggio sul bagnasciuga, sotto un cielo minaccioso. Si deve alla sua amicizia con due alti prelati anglicani della Cattedrale di Salisbury uno dei suoi dipinti più famosi, l’ampia veduta de “La Cattedrale di Salisbury vista dai campi”-Salisbury Cathedral from the Meadows (1831), con un singolare arcobaleno, iniziato nel 1829 su incoraggiamento del’ l’Arcidiacono Fisher per la perdita della moglie.
La forza della sua pittura consisteva proprio nella capacità di esplorare, in ogni particolare, gli elementi visivi che formano il paesaggio. Il colore applicato direttamente sulla tela con pennellate veloci e intense, senza un disegno compositivo, plasmava con vigore i volumi, determinando un forte contrasto tra luce e ombra, quello che lui chiamerà «chiaroscuro naturale», chiaroscuro della natura, per ricercare la luce naturale, ombreggiata dalle nubi o riflessa dall’acqua.
John Constable morì improvvisamente a Bloomsbury nel marzo del 1837 e fu sepolto nel cimitero della chiesa di St John a Hampstead accanto alla sua Mary. Un giornalista nel necrologio commentò «che immensa perdita per l’Academy e per il pubblico; tutte le sue opere, adesso che se ne è andato, riceveranno una grandissima stima». E così fu.