Circa 5mila morti per la pandemia in un mese. Centinaia di neonati e bambini ricoverati. Medici e infermieri allo stremo. Liste d’attesa infinite per i malati non Covid. È il bilancio dell’inappuntabile strategia del governo Draghi contro la variante Omicron: fare finta che l’emergenza sanitaria non esista

Il coronavirus «sta diventando endemico», «ormai si può trattare come un’influenza», «la variante Omicron è contagiosa ma non è pericolosa». Tv e media mainstream propalano sempre più «narrazioni distorte e ottimistiche» che non sono basate su dati epidemiologici né su evidenze scientifiche.
La realtà dice ben altro: solo nell’ultimo mese sono morte 5mila persone in Italia a causa del Covid. I bollettini quotidiani (che alcune Regioni chiedono di abolire) riportano dati agghiaccianti, con punte anche di oltre 400 morti al giorno. Mesi fa Draghi parlò di «rischio calcolato». Ma gli effetti di anteporre le ragioni dell’economia a quelle della salute, nell’affrontare l’ondata Omicron, sono stati drammatici. Sono gli stessi operatori sanitari a denunciare: terapie intensive in affanno, pressione sugli ospedali, medici di base, infermieri, personale ospedaliero che dopo due anni di pandemia fanno ancora turni massacranti e si trovano alle prese con no vax che rifiutano il vaccino e le terapie e che li boicottano.

Se siamo in questa situazione è colpa dei no vax ha sostanzialmente detto Draghi nella conferenza stampa del 10 gennaio scorso. Ma se il presidente del Consiglio pensa questo perché allora il suo governo non si è assunto la responsabilità politica di imporre per legge un obbligo vaccinale generalizzato, dacché la Costituzione lo consente? Perché tardivamente si è posta la questione dell’obbligo e solo agli over 50? Perché non si è incentivata la campagna di vaccinazione dei bambini fra 5 e 11 anni, che procede ancora a rilento? Perché non sono state fatte massicce campagne di informazione anche attraverso i pediatri per convincere i genitori esitanti? Andando a studiare i dati, in particolare quelli dell’ultimo mese, come ha fatto puntualmente il collega Leonardo Filippi nell’inchiesta che apre questa storia di copertina, si deduce che molte delle persone morte di Covid in questi giorni si erano infettate durante le feste di fine anno.

In nome dello shopping natalizio e delle tavolate senza limiti al numero di persone il governo ha lasciato che il virus corresse. Lo ha fatto anche “liberalizzando” le quarantene e riportando le persone a lavorare in ufficio, come se la strada dell’uscita della pandemia fosse tutta in discesa. È vero, per fortuna ora abbiamo i vaccini, ma ci sono ancora ampie fasce della popolazione che non sono vaccinate. A questo proposito la commissaria europea alla salute Stella Kyriakides, intervistata da Marco Bresolin per La Stampa il 17 gennaio ha detto che il quadro europeo è preoccupante: «è troppo presto per trattare il Covid come endemico». Non solo in Italia sta aumentando la pressione sugli ospedali e c’è il rischio di nuove varianti, dal momento che la gran parte dei Paesi a basso e medio reddito non sono stati messi in condizione di vaccinare la propria popolazione. E se i cittadini africani e di altri Paesi sono “no vax” loro malgrado, non per scelta, ma perché non hanno le possibilità economiche e materiali per vaccinarsi, in Europa, ci ricorda la commissaria, ci sono ancora milioni di cittadini non vaccinati e «dunque avrebbe senso discutere di obbligo vaccinale». «La persuasione è meglio – precisa Kyiriakides – ma se non funziona e la salute pubblica è gravemente a rischio gli Stati dovrebbero valutare tutte le opzioni».

Ma in Italia invece di procedere per questa strada si preferisce nascondere la polvere sotto il tappeto, far finta di nulla, addirittura arrivando a ipotizzare di diradare i bollettini, per non spaventare la popolazione. Ma come? Durante la fase più drammatica della pandemia, in nome del diritto alla conoscenza abbiamo battagliato perché il governo Conte divulgasse tutti i dati e ora si accetta che il governo Draghi non divulghi informazioni determinanti per capire lo stato reale delle cose? Due anni fa ci scandalizzavamo giustamente per i discorsi anaffettivi di certi politici come l’ultra liberista e conservatore Boris Johnson che consigliava di abituarsi «all’idea di perdere i propri cari» e ora che abbiamo maggiori strumenti per affrontare la pandemia ripercorriamo le orme di quelle sciagurate politiche?

Nei giorni scorsi Johnson ha annunciato la fine delle restrizioni, asserendo che la pandemia è ormai giunta alla fine e che in Gran Bretagna i casi di contagio sono crollati. Bene, se anche così fosse come ci auguriamo, il costo in termini di vite umane è stato altissimo. In Italia non abbiamo neanche un numero così alto di vaccinati come la Gran Bretagna e gli ospedali e le terapie intensive nel nostro Paese sono di nuovo al limite. Moltissime operazioni chirurgiche, anche oncologiche, sono state rimandate. L’ordine dei medici della Campania ha lanciato un allarme da codice nero. E non sono i soli. Certo abbiamo ben presente che un servizio sanitario nazionale massacrato da vent’anni di tagli non potesse essere magicamente rimesso in sesto durante un’emergenza pandemica di questa portata.
Ma non ci saremmo davvero aspettati, dopo aver maturato così dolorosamente la consapevolezza dell’importanza della salute pubblica che – come si evince dal Nadef 2021 – il governo Draghi preveda per il 2024 una spesa per la sanità pari al 6,1% del Pil, ovvero meno di quanto spendevamo per la sanità nel 2019.

*Illustrazione di Carlina Calabresi per Left


L’editoriale è tratto da Left del 21-27 gennaio 2022 

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SOMMARIO

Direttore responsabile di Left. Ho lavorato in giornali di diverso orientamento, da Liberazione a La Nazione, scrivendo di letteratura e arte. Nella redazione di Avvenimenti dal 2002 e dal 2006 a Left occupandomi di cultura e scienza, prima come caposervizio, poi come caporedattore.