Nei primi mesi di attività, il governo Draghi aveva arginato con discreta efficienza il virus. Poi con l’arrivo di Omicron la svolta: la salute dei cittadini è stata immolata sull’altare del Pil. Risultato? Ospedali in tilt, malati non Covid trascurati, medici e infermieri allo stremo

È ormai chiaro che nella gestione dell’emergenza sanitaria operata dal governo Draghi c’è un prima e un dopo. Lo spartiacque temporale coincide con l’arrivo in Italia della variante Omicron. Se infatti nei suoi primi dieci mesi di attività l’esecutivo “dei migliori” ha mostrato di saper lavorare con discreta efficienza sul fronte delle vaccinazioni, rendendo l’Italia uno dei Paesi europei maggiormente immunizzati (non il migliore, come incautamente dichiarato dalla viceministra Bellanova a fine 2021), ad inizio dello scorso dicembre le cose hanno preso una piega del tutto diversa. Di fronte al primo vero banco di prova pandemico del governo, ossia la quarta ondata di Covid segnata dalla diffusione di un ceppo del virus molto più contagioso del precedente, l’ex banchiere della Bce e i suoi ministri hanno sacrificato la salute dei cittadini sull’altare dell’economia, evitando di adottare le adeguate contromisure per proteggere la popolazione.

Una Caporetto sanitaria
Consideriamo innanzitutto alcuni dati. In un mese in Italia abbiamo contato circa 5mila decessi di positivi al Covid. Non stiamo parlando solamente di “no vax”. Senza dubbio – è bene ribadirlo – l’efficacia dei vaccini nel prevenire la malattia severa è altissima: parliamo del 98% per i vaccinati con dose booster, del 95% per gli immunizzati con ciclo completo da meno di 90 giorni, del 93% per chi ha ricevuto l’iniezione tra 91 e 120 giorni fa, dell’89% per chi l’ha ricevuta da oltre 120 giorni (secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità). Ancora più elevata poi è la protezione rispetto al decesso. Per questo i vaccini restano lo scudo più solido contro il virus. Ma – anche questo va ricordato – una quota non trascurabile di morti ha riguardato persone vaccinate, magari fragili e con comorbidità. E non per forza stiamo parlando di anziani o di malati terminali. Per farci un’idea, su un totale di 3.141 morti positivi al Covid nel periodo tra il 19 novembre 2021 e il 19 dicembre 2021 (l’ultimo intervallo temporale per cui l’Iss ha divulgato dati disaggregati di questo tipo), 1.443 erano non vaccinati, a fronte di 1.698 vaccinati. Ora, occorre evidenziare due fatti. Primo, dobbiamo fare attenzione a non essere ingannati dai valori assoluti, e tenere sempre a mente l’assai diversa incidenza di malattia e decessi tra gli immunizzati e i non immunizzati.

Nell’ultimo mese preso in esame dall’Iss, tra i vaccinati con booster l’incidenza di ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi è rispettivamente di 13,4, 0,7 e 1,4 casi su 100mila. Mentre se si guarda alla platea dei non vaccinati, l’incidenza sale a 202,3, 26,7 e 42,4 casi. Secondo, i dati assoluti delle morti che abbiamo citato sono relativi ad un periodo in cui la variante maggiormente diffusa in Italia era la Delta, che secondo gli ultimi studi causerebbe più spesso una patologia seria rispetto ad Omicron, e in cui il tasso di somministrazione delle terze dosi era inferiore. La proporzione tra decessi di vaccinati e non vaccinati potrebbe dunque essere variata nelle scorse settimane. Ciò nonostante, in base a queste cifre possiamo ragionevolmente supporre che anche nell’ultimo mese una porzione di coloro che ha perso la vita a causa del Covid fosse vaccinata.

Inoltre, i problemi per tutti i cittadini, “sì” e “no vax”, non si limitano alle conseguenze “dirette” del Covid. Gli ospedali, infatti, sono in sovraccarico. Migliaia di interventi chirurgici, in particolare quelli più delicati, sono stati rimandati a causa della ridotta disponibilità delle terapie intensive. La cosiddetta sanità territoriale è in affanno e i medici di medicina generale faticano a occuparsi delle patologie non Covid. Parte del personale sanitario, soprattutto quello in prima linea nella lotta al virus, è letteralmente allo stremo. La sanità, insomma, non riesce a fornire le prestazioni di cui i cittadini necessiterebbero. Le reali conseguenze di questo diritto negato sulla pelle delle persone le vedremo nei prossimi mesi e anni.
Ora, davvero…

*In apertura, illustrazione di Chiara Melchionna per Left


L’inchiesta prosegue su Left del 21-27 gennaio 2022 

Leggilo subito online o con la nostra App
SCARICA LA COPIA DIGITALE

SOMMARIO