L’indicibile violenza dell’antisemitismo fascista, la deportazione e la morte nel campo di sterminio nazista. Due libri, di Laura Fontana ed Elisa Guida, gettano nuova luce sulla Shoah. Con ricerche d’archivio e racconti di persone “normali” come Piero Terracina, che visse quei giorni orrendi «senza perdere mai la dignità»

Da quando, con la legge 211 del luglio 2000, in Italia è stato istituito il Giorno della memoria, il campo di concentramento e sterminio di Auschwitz (che simboleggia l’intero universo concentrazionario nazista, ed alla cui liberazione è legata la data del 27 gennaio) è quasi prepotentemente entrato a far parte del dibattito pubblico, dell’immaginario collettivo e del bagaglio culturale degli studenti e di tutti i cittadini.

Sui possibili limiti (in seguito dimostratisi concreti) di quella legge, c’era stata, tuttavia, un’ampia discussione già prima dell’approvazione parlamentare del testo; ed ancora oggi – dopo ventidue ricorrenze del Giorno della memoria – è forte il rischio che la Shoah venga da essa troppo “monumentalizzata”: sia per un uso pubblico assai retorico della sua storia, sia per una “inflazione memoriale” che tende a svuotarla dell’essenza fattuale e, in relazione all’Italia, a mostrarla come sostanzialmente estranea alla sua vicenda nazionale.

Va detto, d’altra parte, che, anche grazie alla spinta civile e culturale prodotta dalla legge 211, negli ultimi decenni sono stati condotti studi e ricerche molto importanti sulla persecuzione antiebraica nazifascista e la deportazione politica e razziale dalla Penisola, nonché sul coinvolgimento italiano nella Shoah. E tra essi, indubbiamente, vanno collocati due volumi significativi apparsi poco tempo fa, uno in Italia e un altro in Polonia: quello di Elisa Guida (storica dell’Università della Tuscia e socia fondatrice dell’associazione Arte in memoria), intitolato Senza perdere la dignità. Una biografia di Piero Terracina, con introduzione di Bruno Maida, edito da Viella nel 2021, e quello di Laura Fontana (storica, insegnante e responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi), intitolato Gli Italiani ad Auschwitz (1943-1945). Deportazioni – “Soluzione finale” – lavoro forzato. Un mosaico di vittime, pubblicato in lingua italiana, nello stesso anno, dal Museo statale di Auschwitz-Birkenau.

Il lavoro di Elisa Guida è un libro-biografia incentrato sulla vicenda esemplare di un ragazzo-uomo ed ex deportato ad Auschwitz: Piero Terracina, nato a Roma nel 1928 e morto nel 2019; unico sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia, composta da nonno, genitori, zii, due fratelli ed una sorella. Non un intellettuale o un uomo politico, ma una “persona normale” divenuta poi, dopo i sessant’anni, uno dei più importanti testimoni italiani del dopoguerra.
Senza perdere la dignità è, per molti aspetti, una storia assai rappresentativa della Shoah nel nostro Paese; utile anche per un approfondimento sull’ebraismo dell’epoca ed i suoi rapporti col regime, perché Guida, “senza perdere la tenerezza”, incardina Terracina nella propria geografia esistenziale e…


L’articolo prosegue su Left del 21-27 gennaio 2022 

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