Decise di passare dall’altra parte e si unì ai partigiani garibaldini della Lunigiana. La suggestiva vicenda del capitano di Brema e quella del suo attendente austriaco sono ricostruite dallo storico nell’avvincente libro "Il buon tedesco"

Scegliere da che parte stare, anche a rischio della vita. Scegliere di stare dalla parte degli ideali democratici, della giustizia, della lotta antifascista, disertando, trovandosi a combattere contro le squadracce fasciste e contro i propri ex commilitoni nazisti. Rudolf Jacobs (Brema, 26 luglio 1914-Sarzana 3 novembre 1944) ebbe il coraggio e l’umanità di fare questa scelta, schierandosi con i partigiani. Al pari del suo attendente austriaco, di cui, prima di questo appassionante libro dello storico Carlo Greppi, Il buon tedesco (Laterza), poco o nulla si sapeva.
Di Jacobs, per fortuna, gli abitanti della Lunigiana avevano ricordo, qualcuno addirittura conservardo sue foto fra quelle della propria famiglia. «La sua storia è stata tramandata grazie al fatto che nel territorio toscano dove disertò, i partigiani ne hanno sempre curato la sua memoria», ci dice Greppi.

La sua è una vicenda straordinaria, affascinante, drammatica, che nel libro emerge in tutta la sua dimensione umana.
Jacobs aveva solo da perdere nel fare quella scelta irreversibile di passare dall’altra parte, dalla parte della Resistenza. Siamo fortunati perché la sua è una storia abbastanza ben documentata, sebbene, come gli storici ben sanno, come sempre ci siano un sacco di punti che non verranno mai chiariti e di domande che resteranno aperte.

Ricostruendo la sua storia, lei si è imbattuto in quella del suo attendente che invece era rimasta sempre in ombra?
Sì, sempre citato dalle fonti, rimaneva però una figura estremamente misteriosa. Ho cercato di battagliare con l’oblio per dare un nome e un volto a quest’uomo che ha sempre accompagnato Jacobs nella sua scelta.

Lei è riuscito a dargli un nome come si scopre leggendo il suo libro, di cui non vogliamo svelare tutto, invitando a leggerlo.
Ho cercato di farlo anche con altri, ma devo dire questa storia dell’attendente austriaco, rimasto a lungo senza nome, mi ha preso, ha cominciato un po’ ad ossessionarmi, perché credo che il compito di uno storico sia anche quello di dare la dignità che meritano a figure fondamentalmente eroiche come queste.

Jacobs veniva dalla buona borghesia di Brema. Come capitano doveva costruire fortificazioni. Avrebbe anche potuto starsene in villa, ma non ebbe problemi a mettersi insieme ai comunisti. Che cosa li univa?
C’era una travolgente voglia di libertà. Le resistenze europee riuscirono a trasmetterle ai propri combattenti e a chi via via si univa a loro insieme alla popolazione civile che li sosteneva. Tracimarono così oltre le linee, arrivando a convincere, con l’esempio e con l’azione, anche presunti nemici.

Il collante era un internazionalismo, anche di valori?
La prospettiva internazionalista secondo me è fortissima e ampiamente sottovalutata da tutte le storiografie compresa quella italiana. Perché, se poi se si va a vedere, questa capacità di…

Nell’immagine: tavola tratta dal trailer Laterza


L’intervista prosegue su Left del 21-27 gennaio 2022 

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SOMMARIO

Direttore responsabile di Left. Ho lavorato in giornali di diverso orientamento, da Liberazione a La Nazione, scrivendo di letteratura e arte. Nella redazione di Avvenimenti dal 2002 e dal 2006 a Left occupandomi di cultura e scienza, prima come caposervizio, poi come caporedattore.